SEZZE CHE SCOMPARE

L'Anfiteatro perduto | Riqualificazione | Passeggiate archeologiche | Tempio di Saturno

Sezze, 9 giugno 2013

di Vittorio Del Duca e Ignazio Romano

La storia del viale dei Cappuccini e di come il paesaggio setino è stato stravolto nell'ultimo secolo, ignorando l'Articolo 9 della Costituzione Italiana che recita: "La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione."

Nella foto sotto, scattata nel 1903 da Oreste Prosperi (primo fotografo setino), uno straordinario documento in cui, proprio come era accaduto a Edward Lear nel 1841 e ancora prima a Edward Dodwell nel 1801, Sezze incanta l'osservatore e si lascia ritrarre dolcemente adagiato sulla collina ornata da alberi. 

Gli alberi raccontano la storia e gli olmi di via dei Cappuccini non sono un eccezione. 

Questa via anticamente iniziava da Porta Pascibella e conduceva alla Macchia, fino al convento cinquecentesco dei frati Cappuccini realizzato su una donazione della gentilizia famiglia Pilorci. Tantissimi i frati che percorrevano questo viale, non solo Cappuccini ma anche i vicini padri conventuali di San Bartolomeo ed i frati Zoccolanti di S. Maria delle Grazie, che periodicamente risalivano a Sezze per le provviste, passando per il  “monticiglio”. Questi frati ispirarono i sezzesi sul nome del viale, e quando qualcuno all’inizio del novecento tentò di stravolgere la tradizione e la storia cambiandone il nome con quello del patriota anticlericale Felice Cavallotti,quasi una provocazione per i religiosi, i sezzesi preferirono ricordarlo così, come l’avevano sempre chiamato: il viale dei Cappuccini. 

Si racconta anche di un signorotto locale che usava sfoggiare lungo questo viale le sue lussuose carrozze trainate da leggiadri cavalli con gli zoccoli in oro. Un fatto riprovevole, e certamente in contrasto con le regole di povertà dei frati, ma soprattutto con quella, non dettata dalle regole, della popolazione che non riusciva a sopperire alle più elementari necessità. Questo viale fuori porta, ma allo stesso tempo così vicino al paese, era la passeggiata preferita dei nostri padri, era il luogo dove trovare refrigerio nelle afose giornate estive. I giovani vi si ritrovavano volentieri, potevano “vedere” le ragazze, accompagnate dai genitori o da qualche anziana zia come si usava un tempo, ma quanti sguardi languidi e quanti amori sono sbocciati all’ombra degli olmi nella passeggiata dei Cappuccini! Ecco gli anni 60, il boom economico, la popolazione aumenta di pari passo con il “nuovo”, ed il centro storico non riesce a contenerla. L’impellente necessità di nuove abitazioni coglie tutti di sorpresa ed impreparati anche ad una minima programmazione del territorio, che peraltro a Sezze è sempre venuta meno. 

Quei filari di olmi trovarono così la loro fine, il terreno che occupavano da secoli fu sbancato per costruire le palazzine INA Casa, le case per i lavoratori, soprattutto della classe impiegatizia riunita nella coop. De Magistris, e poi via via tutte le altre, ancora oggi esistenti. Scompaiono anche le capanne nei pressi del viale, nelle case si butta tutto ciò che è vecchio, giunge il “ moplen” le cucine di “formica”, i primi televisori “Admiral”, le radioline a transistor, i registratori “Geloso” a bobina, i cioccolatini “Ferrero” con le figurine dei calciatori, e tante altre cose della modernità che avanza. Ai sezzesi però mancava quel viale alberato ed ombroso cui erano tanto affezionati, così gli olmi furono in gran parte ripiantati, ma passarono diversi anni prima di ritornare alti. Sono cresciuti con noi, con la nostra generazione, ed ora sono stati abbattuti per sempre, per far posto ad un marciapiede largo ed assolato con cui avrebbero potuto invece integrarsi e convivere a vantaggio nostro e dell’ambiente. 

Erano piante con meno di cinquant’anni d’età, quindi ancora adolescenti se consideriamo la loro aspettativa di vita di 500 anni. Il progetto del marciapiede prevede il reimpianto di alberature diversi dagli olmi, forse per timore della cosiddetta “grafiosi, ma su nove piante abbattute ne verranno ripiantate poco meno della metà, a giudicare dai fori di piantumazione predisposti sul marciapiede.

Di seguito una serie di riproduzioni a cominicare da quella di Edward Dodwell, viaggiatore Irlandese che tra il 1801 e il 1806 ha realizzato tra la Grecia e l'Italia un lavoro di ricerca di cui fanno parte 127 tavole. 

Qui sotto, la tavola 115 è l'unica in cui Dodwell riproduce un intero paese. Non è stato nel tempo l'unico ammiratore del nostro paese, ed ancora oggi la vista dalle Piagge Marine può dare forti emozioni a chi ama Sezze e il bello.

Sotto la riproduzione di Edward Lear immortale lo stesso panorama di Sezze nel 1841
Litografia dalla serie "Views in Rome and its environs"

Sotto la foto di Oreste Prosperi del 1903 ricolorata per l'occasione

Sotto lo stesso panorama in una cartolina degli anni '30 del '900 ricolorata per l'occasione

Sotto veduta dalle Piagge Marine in una cartolina degli anni '50 ricolorata per l'occasione

Una mia foto del 2005 in cui la veduta di Sezze dalle Piagge Marine continua ad incantare

CELTIS AUSTRALIS
C’è un albero della famiglia delle Ulmacee, il Celtis australis, che per l’affinità con gli olmi e per alcune caratteristiche peculiari potrebbe candidarsi, meglio di altre specie, a ricostituire quel filare che è stato abbattuto. Rispetto all’olmo ha il duplice vantaggio di essere inattaccabile dalla “grafiosi” e di radicare anche nei terreni carsici e rocciosi della fascia lepina, dove la “cotica” di terra è poco spessa o del tutto assente. Questo albero, in virtù del suo potente apparato radicale, in grado di penetrare la roccia, è conosciuto anche come Spaccasassi, quindi le sue radici non restano in superficie, ma vanno in profondità tra la roccia senza arrecare alcun disturbo ai manufatti cementizi . 

Sarebbe ideale per via dei Cappuccini dove il terreno, sbancato negli anni 60 per la costruzione delle palazzine ha perso quasi del tutto la “cotica” di terra . Altro nome dato alla specie è bagolaro, per via delle sue bacche dolci, oppure romiglia o lodogno. Nel meridione è anche conosciuto come "albero dei rosari" perchè i semi dei suoi frutti, venivano forati e infilati per ottenere collane e corone da rosario. Non è una pianta propriamente autoctona come gli olmi, ma una specie diffusa e naturalizzata in quanto di origine euro mediterranea, con baricentro orientale. 

Attecchisce facilmente ovunque ed il suo areale si estende all'Europa meridionale, all'Africa settentrionale, alla Spagna e alla Francia meridionale; nei climi supramediterranei vegeta nella penisola balcanica e dall'Anatolia raggiunge il Kashmir. E’ una specie longeva e può vivere 500-600 anni, ma come tutte le ulmacee non ha una crescita veloce; per la sua adattabilità anche a periodi di forte siccità viene coltivata e impiegata nei rimboschimenti, ma soprattutto nelle alberature stradali perchè resiste bene alle potature, all'inquinamento, al gelo, e fa molta ombra senza provocare alcun tipo di allergia. Può raggiungere i 25 metri di altezza. Non è da confondere con l’altra specie, il celtis occidentalis, pianta tipica dell’America settentrionale .


Sezze, 28 maggio 2013

riprese fatte giovedì 23 maggio dal gruppo In Difesa dei Beni Archeologici in via dei Cappuccini

Perché la memoria, così come la partecipazione, non è mai un optional per nessuna comunità civile...



Sezze, 24 maggio 2013

comunicato del gruppo In Difesa dei Beni Archeologici

Sezze, e gli alberi perduti
Gli olmi di viale dei Cappuccini sono stati abbattuti per far posto al marciapiede. In tutte le città del mondo gli alberi vengono rispettati, tutelati e conservati, ma a Sezze le soluzioni tecniche che permettono di far convivere le piante con le nuove esigenze non vengono neanche prese in considerazione. 

Evidentemente un marciapiede vale molto più della vita di nove alberi, tanto secondo il Comune verranno ripiantate nuove essenze arboree. Come se un albero valesse l’altro. Quegli olmi di Viale dei Cappuccini avevano un significato molto importante per i sezzesi, erano portatori di storia e di affetti, ma anche risorse straordinarie per produrre beni immateriali essenziali: l’ ossigeno vitale, l’ombra preziosa in tanti giorni di caldo intenso, la loro bellezza per farci stare bene e vivere meglio. 
Oggi è stata scritta una pagina triste della storia di Sezze, e come tante altre scritte nel recente passato, denota una mancanza di cultura per il territorio e l’ambiente.
Sezze sarà una delle prime città a pagarne le conseguenze. Centinaia di essenze arboree sono “sparite” nell’ultimo decennio e ci piace ricordarlo: 
1) Parco della Rimembranza: abbattuti alcune decine di alberi tra abeti, ippocastani, olmi, pruni, lecci per costruire l’anello di marciapiede che circonda il monumento. Alberi sacri, piantati in onore dei caduti della grande guerra (1915-18) e mai reimpiantati nonostante le promesse.
2) Ferro di Cavallo: 10 esemplari tra olmi, ippocastani ed acacie ed altri alberi ornamentali a lato sinistro della scalinata che conduce alla chiesa dell’ospedale.
3) Santa Maria delle Grazie, zona cimiteriale: tagliata una intera foresta spontanea composta da 100 esemplari di alberi secolari. Le cappelle gentilizie costruite in quel posto sono state invase dalle acque sorgive del Puzziglio, ma sono comparsi anche i cattivi odori emanati dal cimitero che quelle piante purificavano. Anche in questo caso non mancavano le soluzioni alternative per evitare il disboscamento.
4) Zona forestale dei monti Forcino, Fulcino e Rotondilio: strage di vari esemplari di castagno e del genere quercus.
5) Parco pubblico di Crocemoschitto: Nell’arco di un anno sono scomparsi gli alberi e tutta la collinetta su cui erano piantati. La collinetta è stata spianata dalle ruspe e la terra di castagno trasportata con grossi tir, ma le autorità preposte non si erano mai accorte di nulla.
Noi del Gruppo In Difesa dei Beni Archeologici abbiamo il merito di aver risvegliato una coscienza civica “assopita” sull’importanza dei beni comuni, stiamo raccontando ai cittadini qual è il paese che vogliamo in un progetto condiviso, a differenza di questa amministrazione che non ci comprende, che parla in senso generico di “una più ampia progettualità” senza studi di fattibilità e senza un piano traffico che darebbero agli interventi un significato organico, condiviso e comprensibile dalla cittadinanza. 
Tutti hanno capito che quegli olmi erano beni comuni e rappresentavano una parte importante del nostro patrimonio storico, culturale ed ambientale. Abbiamo anche prospettato le soluzioni tecniche per evitare l’espianto ma di più non potevamo fare. Chi, come noi, ama Sezze non può che restare deluso ed amareggiato. Quegli olmi di viale dei Cappuccini furono già abbattuti una prima volta all’inizio degli anni 60, erano piante secolari di grossa taglia che dovettero lasciare il posto all’espansione edilizia, oggi sono stati eliminati una seconda volta e per sempre dal progetto del Comune, che in questo modo cancella definitivamente la memoria storica del luogo.


Sezze, 23 maggio 2013

di Ignazio Romano, Rita Palombi, Vittorio Del Duca

Via dei Cappuccini, scempio compiuto

Oggi, 23 maggio 2013, di buonora e sotto la pioggia in poche ore sono stati abbattuti tutti e nove gli olmi che ornavano il lato destro dell'ex viale dei Cappuccini. 

Sotto alcune immagini dello scempio.


Sezze, 21 maggio 2013

comunicato del gruppo In Difesa dei Beni Archeologici

Taglio degli olmi, scelta politica

"In Difesa dei Beni Archeologici" si riserva ulteriori azioni di verifica

Il giorno 20 maggio 2013, alle ore 10:00, il perito incaricato dal Comune di Sezze si è recato in viale dei Cappuccini, ovvero sul cantiere aperto per la realizzazione del marciapiede.
Il giorno 21 maggio 2013 è stata redatta e pubblicata la “relazione vegetazionale” (quindi nel giro di sole 24 ore) sulla quale si legge che gli olmi soffrono di una malattia conclamata e sono pericolosi per l’incolumità pubblica. Tutte queste considerazioni a fronte di un’analisi generica e solo di natura visiva, accompagnata da una serie di immagini fotografiche.
Quello che a noi invece è apparso evidente è lo stato di degrado e abbandono in cui versano gli olmi, che presentano l’apparato radicale immerso nell’asfalto. 
Vista l’irrevocabile decisione di questa amministrazione di procedere all’abbattimento degli olmi, intendiamo contattare l’Università Della Tuscia di Viterbo (facoltà agraria) per verificare quanto dichiarato sulla relazione vegetazionale redatta dall’agronomo incaricato dal Comune di Sezze.
Pertanto restiamo dell’opinione che il taglio degli alberi è solo il frutto di una scelta politica, ottusa e sorda alle nostre richieste e che in nessun caso avrebbe cambiato la scellerata decisione di privare il paese di un bene così prezioso come il filare dei 9 olmi del viale dei Cappuccini.

sotto la foto degli olmi "malati" scattata oggi da Rita Essaci


Sezze, 18 maggio 2013

di Ignazio Romano

Quella "Arrogante voglia di essere cittadini attivi"
In Difesa degli olmi dei Cappuccini

la risposta al comunicato stampa del Comune di Sezze

Ieri sera i componenti del gruppo "In Difesa dei Beni Archeologici" si sono incontrati per discutere della decisione presa dal Comune di Sezze di tagliare i nove olmi posti sul lato destro del viale dei Cappuccini per realizzare un marciapiede. È stato letto il comunicato stampa del Comune in cui l'assessore all'Ambiente Pietro Bernabei annuncia la decisione della "maggioranza Campoli... compatta e convinta" per il taglio dei suddetti olmi.

Premesso che il gruppo "In Difesa dei Beni Archeologici" resta contrario al taglio degli alberi, abbiamo notato come, nel comunicato stampa, tra i più lunghi mai prodotti da questo Ente, si citano presunte malattie come la "grafiosi dell'olmo" e sofferenze generiche degli alberi in questione ma non le perizie che lo attestano ed i permessi che ne autorizzano il taglio. In oltre si cita la verifica, costituita dal rendering cartaceo, chiesta dal sindaco al tecnico comunale a causa della nostra segnalazione, ma sia la verifica cartacea che il progetto del marciapiede continuano a non essere resi pubblici. Nel comunicato si parla di una più ampia progettualità in senso generico ma non si citano né gli studi di fattibilità né quelli per il piano traffico per dare agli interventi un significato organico, condiviso e comprensibile dalla cittadinanza. Tutto questo andava fatto prima di aprire i cantieri, e di tempo ce n'era, visto che parliamo di un progetto pronto dal 2009.

Insomma, colpevoli di aver bloccato per un mese i lavori con la nostra "arrogante voglia di essere cittadini attivi", restiamo del parere che gli olmi del viale dei Cappuccini possono essere salvati da un progetto basato su studi di fattibilità ed inserito in una più ampia programmazione che include un piano traffico e, perché no, anche se non espressamente richiesto dalla legge, come ci ha ricordato il nostro sindaco Campoli, da una partecipazione più ampia di quella rappresentata dagli amministratori comunali.

Un comunicato stampa deludente, che non ci convince, dove veniamo citati ma non ascoltati. Così, il percorso del nostro progetto di "Valorizzazione dei Beni Culturali di Sezze" è sempre più in salita, e la consapevolezza che i tesori del nostro territorio sono l'ambiente e la storia resta sempre più una prerogativa che appartiene al mondo del volontariato, e difficilmente potrà prevalere su "maggioranze... compatte e convinte"  che ritengono il taglio di nove olmi un bene per la collettività.

Nella foto del 1950 (riportata sotto) si capisce tutto quello che si è perso e dimenticato negli ultimi sessant'anni.  E si capisce anche il perché i sezzesi amavano particolarmente passeggiare ai Cappuccini, tanto da  immortalare il luogo nelle cartoline che da Sezze partivano per portare i saluti nel mondo: è semplice, i sezzesi amavano la passeggiata dei Cappuccini perché lungo quel viale si poteva godere della frescura degli alberi secolari, che presto hanno dovuto lasciare il posto ai palazzoni stile metropoli degli anni 60' ed oggi vengono cancellati completamente dal progetto del Comune (riportato sotto la foto) che ignora completamente il senso originario del luogo.


Sezze, 16 maggio 2013

di Roberto Vallecoccia

Alberi monumentali: il Castagno "pensatore"

"Sono molto preoccupato per i miei amici Olmi giù in città"

Il Castagno pensatore, innestato con la specie conosciuta con il nome di inseto, è una pianta che si trova sul territorio di Sezze, al riparo da atti insensati che stanno decimando il patrimonio del territorio, non si tratta assolutamente di un fotoritocco, anzi, dovrà entrare assolutamente nel registro di cui ogni Comune si deve dotare come dice la Legge 10/2013.

 L'uomo che piantava gli alberi

 

Sezze, 15 maggio 2013

di Ignazio Romano

Storie di ordinaria “democrazia decadente

Il 21 aprile scorso il Vice Sindaco, nonché assessore ai Lavori Pubblici, Nino Zeppieri, annuncia l’imminente inizio dei lavori di riqualificazione di Via dei Cappuccini. Nell’articolo pubblicato sul quotidiano La Provincia, in sintesi, si legge che con il finanziamento regionale di 150.000 euro verrà realizzato sul lato destro del viale un marciapiede, previa rimozione dei lampioni e degli alberi esistenti da sostituire con un sistema di illuminazione e piante più idonee, per congiungere Piazza Ferro di Cavallo con il centro commerciale di Via Variante e la zona verde dei Cappuccini.

Nel comunicato stampa successivo, pubblicato sempre sul quotidiano La Provincia il 24 aprile, Sergio Di Raimo, Giovanni Bernasconi e Paolo Rizzo, riferendosi al comunicato di Zeppieri, ringraziano il Senatore Claudio Moscardelli per il finanziamento sottolineando l’importanza che l’opera rappresenta per il paese.

 

Ma i lavori, appena iniziati, vengono temporaneamente interrotti dal Sindaco Campoli che vuole verificare la segnalazione arrivata dai volontari del gruppo “In Difesa dei Beni Archeologici”. I volontari sono contrari al taglio indiscriminato dei nove olmi, e chiedono delle verifiche per capire se è possibile salvarne almeno una parte. In oltre si contesta la mancata presentazione pubblica del progetto, cosa che avrebbe evitato il fermo dei lavori facendo riflettere per tempo sulla vera funzione di quel marciapiede che, atteso da molti anni, secondo la maggior parte delle persone doveva essere realizzato sulla sinistra del viale e soprattutto con lo scopo di collegare l’Istituto di Scuola Superiore.

 

In queste tre settimane si sono susseguiti una serie di sopralluoghi, una Commissione Urbanistica, una riunione di maggioranza e molti altri incontri tra gli amministratori ed i cittadini interessati a proporre soluzioni alternative a quelle scritte nel progetto del Comune di Sezze.

E invece a distanza di venti, venticinque giorni tutti sono rimasti della propria opinione: da una parte i volontari, sostenuti dall’assessore all’Urbanistica Maurizio Baratta, dai consigliere Ernesto Di Pastina, Antonia Brandolini e Serafino Di Palma, che hanno chiesto di modificare l’opera e salvare gli olmi; dall’altra il Sindaco, il Vice Sindaco, il Presidente del Consiglio e il resto della maggioranza convinti che il progetto va realizzato senza alcuna modifica.

 

Vicenda seguita molto anche dai giornali e sui social networks, che nonostante tutto è destinata a finire senza trovare una soluzione condivisa, tra chi da una parte pensa agli alberi come un patrimonio da conservare comunque, e chi dall’altra vede solo piante malate che impediscono lo sviluppo urbano.

Si assiste così ad un processo democratico con i tempi sbagliati, e per questo sterile, destinato a lasciare divisi i cittadini, che vedono recisa la voglia di partecipazione, dagli amministratori, che invece lamentano una delegittimazione della loro funzione.

 

Di sicuro nel mezzo c’è “Pericle” con il suo “universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso” ancora una volta disatteso. Storie di una democrazia decadente, con molte figure isolate nei loro compartimenti stagno, ambienti saturi di certezze e privi di interpreti capaci di realizzare un dialogo risolutivo per il bene della comunità.

Segue una sequenza di immagini aeree del viale dei Cappuccini con i 9 olmi da abbattere.

La vendetta degli alberi 

 

Sezze, 14 maggio 2013

di Roberto Vallecoccia

Alberi monumentali: la Quercia aliena "ibrido"

Diamo voce alla Legge 10/2013 iniziando a censire i nostri alberi

La Quercus Aliena “ibrido” si trova vicino alla chiesa di Santa Maria delle Grazie all'interno del cimitero di Sezze. E’ una pianta monumentale rara, sempreverde, alta circa 30 metri e con una chioma larga altrettanto. Il suo fusto ha una circonferenza di 7,10 metri con una crescita media annua stimata in circa 21 millimetri. Si ritiene che la sua età sia di 340 anni, potendo far risalire la sua nascita intorno all’anno 1673.                                                                           

Grazie alla sensibilità dei nostri Amministratori la Quercus Aliena di Santa Maria delle Grazie sarà la prima pianta a far parte del Catasto alberi.
La legge 10/2013 prevede che ciascun comune esegua un censimento degli alberi sulle aree di propria competenza in contesto urbano. Lo scopo del censimento è la redazione del Catasto alberi, che registra e classifica tutte le alberature: quelle monumentali, quelle su aree scolastiche, nei giardini storici, a corredo del verde attrezzato e incluse nei filari stradali.
Il Catasto alberi, oltre a rispondere ai termini di legge e a dichiarare l’impegno tangibile di un’amministrazione sui temi ambientali, può essere un’ottima opportunità per ciascun comune per fare un passo avanti nella buona gestione del verde pubblico. Sono molteplici i temi e le informazioni che possono essere valorizzati tramite una gestione evoluta del Catasto arboreo:
· associando i dati VTA (Visual Tree Assessment) è possibile monitorare nei tempi corretti la salute delle piante e garantire la sicurezza del cittadino;
· tramite il monitoraggio di patologie e parassiti e della loro diffusione è possibile pianificare attività di difesa del patrimonio arboreo (es: cancro colorato del Platano, l’ Anoplophora Chinensis, il punteruolo rosso delle palme);
· è possibile individuare e monitorare gli alberi da tutelare in concerto con il Corpo Forestale dello Stato;
· è possibile effettuare stime di massima sulla CO2 assorbita dal proprio patrimonio arboreo in relazione a essenza e età dell’albero;
· È possibile pianificare e documentare tutti gli interventi di manutenzione in maniera puntuale e precisa, consentendo di associare a ciascuna pianta tutte le lavorazioni ad essa associata.


Sezze, 9 maggio 2013

di Ignazio Romano
   In Difesa dei Beni Archeologici

Gruppo di Cooperazione nato nel settembre del 2004

La vicenda degli olmi del viale dei Cappuccini sta assumendo proporzioni inattese. Dopo la nostra segnalazione a difesa degli olmi, ed il blocco dei lavori voluto dal Sindaco per la realizzazione del progetto "Recupero immagine urbana e realizzazione del marciapiede in Via Cappuccini”, si sono innescate una serie di carambole politico-amministrative a dir poco ridicole. 

Fatto salvo l'impegno del Sindaco Campoli, che ci ha convocati per domani nel suo ufficio, dell'assessore Baratta e di alcuni consiglieri, l'arroganza politico-amministrativa di taluni soggetti dell'Ente Comunale si è palesata a cominciare dalla mancata presentazione in pubblico del progetto, per finire oggi con il mancato riconoscimento del gruppo di volontari "In Difesa dei Beni Archeologici", addirittura apostrofati con il poco simpatico e oramai desueto appellativo dialettale "ma quiscsi chi su".

La prima cosa che mi viene da dire è che noi siamo i cittadini di Sezze, magari le persone più sensibili e disinteressate, che impegnano il loro tempo libero per amore del proprio paese, quei cittadini per cui voi amministratori state lavorando e di cui dovete tener conto nel vostro operato.

Questi soggetti politico-amministrativi che non hanno mai presentato alla cittadinanza il progetto in questione, che non hanno mai richiesto pareri agli Enti superiori, sono quelli che vogliono a tutti i costi il taglio degli olmi senza ascoltare nessuno. Per inciso, nel progetto preliminare, e fino al 2010 il taglio non era previsto. Oggi è assolutamente necessario per realizzare il marciapiede. C'è qualcosa che non torna.

Ma è a questi soggetti che vorrei ricordare che il gruppo di volontari che coopera sotto il nome di "In Difesa dei Beni Archeologici" e che dal 2012 sta lavorando ad un progetto ambizioso denominato "Valorizzazione dei Beni Culturali di Sezze", aperto a tutti, a cui collaborano numerosi professionisti e per cui abbiamo ricevuto il Patrocinio del Comune di Sezze ed il plauso dalla Soprintendenza, si è formato nel settembre del 2004 per denunciare alla Procura della Repubblica alcuni lavori di dubbia utilità pubblica sul tracciato del Via Setina. 

Nel sottostante riquadro arancione, a beneficio di tutti quelli cha hanno la memoria corta,  riporto le informazioni su quello che è stato l'atto di nascita del gruppo di cooperazione denominato "In Difesa dei Beni Archeologici"

Come dire: "non tutti i mali vengono per nuocere". 

Concludo dicendo che, oggi l'attenzione degli amministratori di Sezze nei confronti di quello che sempre più spesso viene chiamato "il tesoro d'Italia", ovvero il patrimonio storico e paesaggistico, è molto cresciuta. Nonostante tutto occorre sottolineare che ancora non si riesce a fare quel salto di qualità che sancisce come bene primario del nostro paese non il cemento, ma bensì la nostra storia ed il nostro ambiente naturale.  E non sono sufficienti le belle parole spese ai convegni, e neppure le numerose manifestazioni popolari in cui si ripete in continuazione il concetto di storia e ambiente, occorrono atti amministrativi che lo attestano.

> settembre 2004

Antefatto      Ruspe in azione |     Lettera al Sindaco |

Dopo gli incresciosi fatti del 13 giugno Setina Civitas ha scritto al Sindaco di Sezze, Lidano Zarra (che non ha mai risposto), ha lanciato una campagna di informazione sui quotidiani ed avviato cooperazioni con gli studiosi del posto e con il Circolo dei Monti Lepini di Legambiente. Quest'ultima ha presentato un esposto al Comando della Polizia Municipale che, previo sopralluogo ha fermato i lavori abusivi ed ha richiesto la perizia  dai tecnici comunali. L'intera documentazione è stata inviata alla Procura della Repubblica. Dalla documentazione del Comune di Sezze tutte le responsabilità sono state attribuite alla XIII Comunità Montana.

Intanto s'è costituito il Gruppo di Cooperazione "In Difesa dei Beni Archeologici" che come primo atto ha scritto al Presidente della Comunità Montana, Domenico Guidi, chiedendo un incontro. L'incontro si è tenuto il giorno 3 settembre a Priverno dove Guidi ha espresso rammarico per l'accaduto precisando:

La XIII Comunità Montana è stata chiamata ha finanziare dei lavori che il Comune di Sezze ha fatto eseguire in zona Strada Vecchia ed in località Fontana del Sordo. L'ammontare liquidato è stato pari a  40.000 euro. Quanto a noi dichiarato è stato successivamente comunicato alla Procura della Repubblica.


Gli olmi della discordia

Riunione di maggioranza o incontro con i volontari prima di decidere

Sezze, 4 maggio 2013

di Ignazio Romano 
Nei prossimi giorni il Sindaco Andrea Campoli dovrà convocare una riunione di maggioranza o incontrare i volontari del gruppo "In difesa dei Beni Archeologici" prima di decidere le sorti degli olmi del viale dei Cappuccini, rivedendo anche la funzionalità del marciapiede di cui sono già partiti i lavori di realizzazione.

Il gruppo "In difesa dei Beni Archeologici" a cui aderiscono Legambiente, Coldiretti, Con-Tatto e Setina Civitas, ha realizzato una relazione tecnica curata dagli architetti Giuseppe Viglianti, Massimiliano Spagnoli e Rita Palombi.

"Convinti che il BUON SENSO ha un valore inestimabile e che il DIALOGO è l’unico mezzo per esercitarlo, ci rendiamo disponibili per un confronto aperto sulla questione ed alleghiamo la nostra relazione tecnica in cui vengono esposte le soluzioni che consentirebbero di salvare gli olmi e renderebbero l'opera funzionale all'ISISS Pacifici e De Magistris".

 

SEZZE, 6 maggio 2013

Egr. Signor Sindaco del COMUNE DI SEZZE

Dott. Andrea Campolic/o Via Diaz, 104018 Sezze (LT)

Oggetto:   Richiesta URGENTE di adeguamento del progetto denominato “Recupero immagine urbana e realizzazione del marciapiede in Via Cappuccini”

Le associazioni promotrici del progetto “Valorizzazione dei Beni Culturali di Sezze”, che con delibera n°122 del 08-11-2012 ha ottenuto il Patrocinio del Comune di Sezze, valutano negativamente alcuni aspetti realizzativi del progetto “Recupero immagine urbana e realizzazione del marciapiede in Via Cappuccini” come già esposto in Commissione Urbanistica il 29 aprile 2013 dai Nostri portavoce.

In particolare si ritiene inopportuno il taglio dei nove olmi previsto nel progetto.

La Legge (10/2013), entrata in vigore il 16 febbraio 2013, tutela le alberature che caratterizzano il paesaggio, anche quando siano inserite in ambiti urbani. 
Come si può parlare di "recupero di immagine urbana" partendo dal taglio degli elementi che la caratterizzano, trattandosi di un "viale"?

Il progetto è vecchio (del 2009) e l'appalto è stato assegnato prima della legge 10/2013 (nel 2012). Tuttavia, quando i lavori non siano già stati iniziati al momento dell'entrata in vigore di una legge, i progetti devono adeguarsi alle disposizioni sopravvenute. 

E' lecito continuare in contrasto con le nuove norme? 
La Guardia Forestale dello Stato ne è a conoscenza? 
E' stato richiesto uno specifico parere? 
Ce n'è l'obbligo? 
Sono state condotti studi atti alla conservazione delle alberature con la consulenza di un agronomo?
Le opere di urbanizzazione primaria sono eseguibili senza specifico parere nella zona di rispetto del PTPR, ma non rimane comunque obbligatorio controllarne le interferenze con altre forme di vincolo? 

Inoltre si riscontra nella vicenda amministrativa l’ennesima assenza di coinvolgimento della cittadinanza, in quanto non è mai stato organizzato un incontro pubblico per esporre l’opera prima della sua realizzazione.

Questa Amministrazione decida di tenere in conto le osservazioni, che nascono dal buon senso ma anche da una attenta analisi tecnica, in un rapporto di reciproca collaborazione

Il BUON SENSO ha un valore inestimabile e il DIALOGO è l’unico mezzo per esercitarlo.
Si porgono cordiali saluti


In allegato:
Considerazioni sul tema; 
Proposte per l'adeguamento del progetto;
Opportunità ed obblighi della Legge n.10 del 14 gennaio 2013
Conclusioni


ALLEGATO
Considerazioni sul tema
In questi anni si assiste, in Europa, ad un accresciuto interesse ai tentativi di risoluzione delle conflittualità tra utilizzi diversi degli spazi urbani: sono sempre di più i quartieri e le città dove si fanno avanti proposte di valorizzazione di vie e piazze che rivendicano una diversa organizzazione dello spazio in funzione del miglioramento della sicurezza e del comfort di un particolare tipo di utenza. In altre parole siamo di fronte ad un recupero della consapevolezza della differenza tra una piazza e un parcheggio, tra una via e un asse veicolare, che 70 anni di progettazione urbana hanno spesso ignorato.
La sperimentazione di nuove modalità di condivisione dello spazio stradale richiede un approccio innovativo al processo di pianificazione, progettazione e di decisione che coinvolga tutta la cittadinanza; si tratta di un processo politico, non di ingegneria, che richiede una visione coerente del modello di città che si desidera, avendo come finalità il miglioramento della qualità della vita degli abitanti e la sicurezza di tutti gli utenti della strada, a partire dai soggetti più deboli.
A cosa serve una strada? La risposta più ovvia è: a garantire lo scorrimento dei flussi di traffico (che non è necessariamente motorizzato, privato ed individuale). Ma questa definizione non è sufficiente. Un'altra funzione delle strade è quella di garantire l'accessibilità, cioè la possibilità di raggiungere comodamente le destinazioni che su di essa si affacciano. Inoltre una strada può essere un luogo di valore in sé, dove valga la pena stare per i più svariati motivi.
Queste altre funzioni sono di fatto in conflitto con le esigenze dei flussi veicolari motorizzati di attraversamento, che solitamente scorrono in velocità. Ignorare questi conflitti significa condannare le strade urbane all'insicurezza.
Considerare una via solo ai fini del traffico veicolare porta a non realizzare nemmeno l'unico obiettivo che si vuole raggiungere: quell'inafferrabile “fluidificazione del traffico” che ha ormai tutte le caratteristiche di una vera e propria leggenda urbana.
Da alcuni anni, è diventato imperativo un recupero edilizio e abitativo dei centri storici, con un ritorno a modelli di vita a misura d’uomo, una sorta di ‘urbanesimo’ rovesciato.
Contrariamente a quanto avveniva in un passato non remoto, l’esito dei singoli interventi di recupero denota in media una maggiore attenzione e qualità, frutto di una rinnovata sensibilità rispetto ai contesti edilizi tradizionali. 
In molti paesi europei, le strade e le piazze dei centri storici sono stati oggetto di un rinnovato interesse da parte delle amministrazioni locali e degli architetti: molti sono stati gli interventi di riqualificazione degli spazi pubblici nella speranza, spesso fondata, che a partire da quelli potesse originarsi un processo spontaneo di recupero edilizio di vaste porzioni di tessuti storici. 
In Italia, però, a parte alcuni interventi virtuosi,la maggiore attenzione riscontrabile nel recupero edilizio sembra in molti casi svanire subito al di fuori dell’ambito strettamente privato e lo spazio pubblico viene spesso considerato quale una sorta di ‘terra di nessuno’ abbandonata al degrado e soggetta ad usi impropri.
A nostro avviso, la riqualificazione degli spazi pubblici è determinante per il completamento del processo di recupero dei nuclei abitati; questa operazione, inoltre, non può prescindere da una corretta valutazione preventiva del ruolo che i diversi spazi pubblici svolgono all’interno del sistema insediativo e delle relative attitudini a svolgere determinate funzioni ‘nodali’ (l’asse pedonale come centro della vita aggregativa) o marginali (sosta e flusso veicolare, ecc.).
Il recupero è quel complesso di interventi nel quale le trasformazioni e la conservazione delle strutture si integrano il più possibile nel rispetto dell'esistente, (sia degli aspetti materiali e fisici che di quelli immateriali come il significato, la storia ecc.), tenendo presente le esigenze dei fruitori e delle risorse disponibili. Per sua natura il recupero richiede un approccio interdisciplinare che riguarda diverse figure professionali. 

Proposte per l'adeguamento del progetto
Il progetto che ci saremmo auspicato, a livello sperimentale, avrebbe previsto la realizzazione di uno “spazio condiviso” in un tratto stradale, interno al tessuto urbano, che attualmente presenta un notevole livello di pericolosità; le auto infatti transitano a velocità sostenuta, rendendo difficile l’attraversamento e la fruizione pedonale.

I principi su cui si dovrebbe basare un corretto intervento sono:
- riorganizzare la sezione stradale con l’allargamento del marciapiede, privilegiando il più possibile la percorribilità pedonale, senza dover rinunciare al transito veicolare di mezzi pubblici;
- imporre limiti di bassa velocità di scorrimento (max 20 km/h), con adeguata segnaletica orizzontale e verticale;
- assicurare il collegamento pedonale diretto con gli istituti scolastici;
- curare il disegno urbano e la qualità degli spazi;(inserimento di panchine, aiuole, mantenimento delle alberature con l’istallazione di idonee griglie in ghisa alla base (o con l'impiego di pavimentazioni drenanti), etc);
- installare l'illuminazione stradale in posizione non interferente con le chiome delle alberature.

Opportunità ed obblighi della Legge n.10 del 14 gennaio 2013
Non si può non sottolineare che, con l'entrata in vigore con pubblicazione sulla G.U. n. 27 01.02.2013, si estende la tutela oltre che agli alberi monumentali anche ai filari di alberature di pregio. 
Si fissano le “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, affinché il prossimo sviluppo dei contesti urbani avvenga in accordo con i princìpi del protocollo di Kyoto, in modo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e dei cittadini e nella piena consapevolezza e conoscenza del proprio patrimonio verde. L’importante ruolo che gli alberi, in particolar modo, rivestono nel controllo delle emissioni, nella protezione del suolo, nel miglioramento della qualità dell’aria, del microclima e della vivibilità delle città, rende strategica per qualsiasi Amministrazione Comunale la conoscenza dettagliata del proprio patrimonio arboreo.

La legge 10/2013 prevede che:
· tutti i Comuni sopra i 15.000 abitanti si dotino di un catasto degli alberi,
· per ogni bambino nato o adottato nei comuni sopra ai 15.000 abitanti venga piantato un nuovo albero dedicato
· i dati dell’albero dedicato vengano comunicati ai genitori del bambino
· gli Amministratori del Comune producano un bilancio del verde a fine mandato, che dimostri l’impatto dell’Amministrazione sul verde pubblico (numero di alberi piantumati ed abbattuti, consistenza e stato delle aree verdi, ecc.)

Il Catasto alberi
La legge 10/2013 prevede che ciascun comune esegua un censimento degli alberi sulle aree di propria competenza in contesto urbano. Lo scopo del censimento è la redazione del Catasto alberi, che registra e classifica tutte le alberature: quelle monumentali, quelle su aree scolastiche, nei giardini storici, a corredo del verde attrezzato e incluse nei filari stradali.
Il Catasto alberi, oltre a rispondere ai termini di legge e a dichiarare l’impegno tangibile di un’amministrazione sui temi ambientali, può essere un’ottima opportunità per ciascun comune per fare un passo avanti nella buona gestione del verde pubblico. Sono molteplici i temi e le informazioni che possono essere valorizzati tramite una gestione evoluta del Catasto arboreo:
· associando i dati VTA (Visual Tree Assessment) è possibile monitorare nei tempi corretti la salute delle piante e garantire la sicurezza del cittadino;
· tramite il monitoraggio di patologie e parassiti e della loro diffusione è possibile pianificare attività di difesa del patrimonio arboreo (es: cancro colorato del Platano, l’ Anoplophora Chinensis, il punteruolo rosso delle palme);
· è possibile individuare e monitorare gli alberi da tutelare in concerto con il Corpo Forestale dello Stato;
· è possibile effettuare stime di massima sulla CO2 assorbita dal proprio patrimonio arboreo in relazione a essenza e età dell’albero;
· È possibile pianificare e documentare tutti gli interventi di manutenzione in maniera puntuale e precisa, consentendo di associare a ciascuna pianta tutte le lavorazioni ad essa associata.

CONCLUSIONI
Vista la legge n. 10 del 2013 si ritiene impositivo inserire il filare dei 9 olmi di Via Cappuccini nel Catasto urbano degli alberi previsto dalla legge e mettere in essere ogni soluzione possibile per impedirne l'abbattimento.

Circolo Lepini Legambiente - presidente Fabrizio Paladinelli
Coldiretti Sezze - presidente Vittorio Del Duca
Circolo Culturale Setina Civitas - presidente Ignazio Romano
Associazione Culturale CON-TATTO - presidente Lidano Lucidi

Si rimane in attesa di un Vostro riscontro, da inoltrare al referente:
Ignazio Romano, via Piagge Marine, 197 Sezze (LT) 04018
Tel. 0773 885992 E-mail: info@setino.it Web: www.setino.it


Commissione Urbanistica sulla questione degli Olmi in via dei Cappuccini

Sezze, 29 Aprile 2013

di Rita Palombi 
Aula consiliare Alessandro Di Trapano. Presenti: Pres. Serafino Di Palma; vice Pres. Paolo Rizzo; ass. Maurizio Baratta, ass. Pietro Bernabei, Consiglieri di maggioranza: Roberto Reginaldi; Marcello Ciocca; Sinibaldo Roscioli; Giovanni Bernasconi; Remo Grenga;
Consiglieri di opposizione: Lidano Zarra; Antonio Piccolo
Dirigente dell’U.T.C. Ing. Mauro Vona
Alla commissione urbanistica tenutasi alle ore 9:30 del giorno 29.04.2013 si è discusso sulla possibilità di trovare una soluzione alternativa alla realizzazione del marciapiede di viale dei Cappuccini al fine di evitare l’abbattimento di un filare di olmi che hanno un'età di circa 80 anni, alti 12 metri. L’ass. Maurizio Baratta ha esposto le istanze sollevate dal gruppo “In difesa dei beni archeologici” e riconducibili alle perplessità dei volontari sorte dopo aver appreso, tramite un comunicato stampa, della realizzazione del marciapiede. I punti e le perplessità sollevate sono:
1. Perché la realizzazione del marciapiede non è stato ideato a sinistra del viale viste le abitudini dei cittadini a percorrerlo da quella parte e quindi a godere dell’asse commerciale del viale?
2. Perché il marciapiede si ferma al centro commerciale di via Variante e non prosegue fino all’istituto Pacifici De Magistris?
3. Perché viene prevista la demolizione di un muro in pietra con successiva ricostruzione di un muro in C.A. rivestito di pietra dall’effetto finto discutibile?
4. E’ stato formalizzato l’atto di cessione tra le parti, ovvero A.C. e proprietario del muro di pietra in corrispondenza di via Variante che si vuole demolire?
5. Perché dobbiamo rinunciare alla memoria storica e alla bellezza paesaggistica di viale dei Cappuccini caratterizzato dal filare di alberi?
6. Essendo un’area vincolata dal P.T.P.R., è stato chiesto il parere alla Regione?
7. E’ stato fatto uno studio di fattibilità tecnico ed economico sulla tipologia dell’intervento?


Alle osservazione il dirigente dell’U.T.C. risponde che il progetto risale al 2008/2009, che la pubblica illuminazione viene ostacolata dagli alberi, che gli alberi sono invasivi e non adatti al marciapiede, che il marciapiede è stato deciso sul lato destro perché sul lato sinistro ci sarebbero state troppe interruzioni dei passi, che la cessione del muro di pietra è stata concordata verbalmente con il proprietario ma non è mai stata formalizzata, che il marciapiede collega al centro commerciale perché ci sono alcuni palazzi abitati da cittadini, che l’abbattimento degli olmi serve a mettere in sicurezza l’incolumità pubblica. Le argomentazioni esplicitate dall’Ing. Mauro Vona, vengono sostenute anche dall’ass. Bernabei.


Il presidente della commissione Serafino Di Palma cede la parola all’arch. Rita Palombi come rappresentante del gruppo “in difesa dei beni archeologici” la quale espone tutte le perplessità in merito all’approccio metodologico di scelta tecnica e politica relativi all’opera in oggetto.
Innanzitutto la definizione dell’intervento “Recupero dell’immagine di via Cappuccini”. 

Di recupero di immagine non c'è traccia, vista la scelta di rinunciare a 9 olmi dell'età approssimativa di 80 anni, alti 12 metri;
La messa in sicurezza è discutibilissima perché l’unica sicurezza che si dovrebbe garantire è quella di far percorrere ai ragazzi che vanno a scuola il viale senza il rischio di essere investiti. 
La pubblica illuminazione viene ripensata nel progetto, per cui non si pone il problema degli alberi che offuscano la luce. La passeggiata storica si è sempre compiuta a sinistra del viale e mai a destra. 
L’aspetto di Pubblica utilità dell’opera viene meno visto che l’asse pedonale privilegia il collegamento con il centro commerciale anziché l’istituto scolastico ed è prevista una spesa in merito alla realizzazione di questo tratto che prevede l’abbattimento del muro in pietra esistente con la successiva ricostruzione di uno in c. a.;

L’Ing. Mauro Vona, solo dopo un ulteriore sollecito a rispondere sulla questione del parere relativo al vincolo del P.T.P.R., sostiene che il parere non è necessario perché trattasi di un opera di urbanizzazione; ora ci si dovrebbe chiedere come si possa definire un'opera di urbanizzazione l’abbattimento di un filare di 9 olmi che rappresentano la memoria storico-culturale e paesaggistica dei setini in rapporto a viale dei Cappuccini.
Gli Olmi sono alberi di pregio paesaggistico e alti 12 metri non crescono in un anno. Tali alberature contribuiscono ad abbattere l’irraggiamento sugli edifici durante il periodo estivo mantenendo fresche le abitazioni e la passeggiata. Prevalgono gli aspetti positivi a mantenere il filare anziché abbatterlo con il miglioramento dell’asse pedonale ed ipotizzando l’allargamento del marciapiede.
A febbraio del 2013 è entrata in vigore la legge N. 10 che tutela e salvaguardia non solo alberi monumentali ma anche filari di alberature di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale. A tale scopo la legge ha definito i filari e le alberature di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani.
L’opera è stata imposta dall’amministrazione pubblica e non è stata condivisa e partecipata con i cittadini che avrebbero potuto dare un contributo notevole con i loro suggerimenti. A tale scopo, si chiede un ulteriore sforzo da parte degli amministratori ad accogliere i suggerimenti proposti dal gruppo di volontari che hanno l’obiettivo di far realizzare l’asse pedonale con una valenza decisamente più attuale verso la sostenibilità ambientale e quella della riqualificazione degli spazi pubblici, tenendo conto della memoria storica di un paese troppe volte violentato dalle decisioni di amministratori sordi alle richieste dei cittadini.


Lavori di riqualificazione del viale dei Cappuccini, impariamo a condividere i progetti con i cittadini

Sezze, 25 aprile 2013

di Ignazio Romano

Ieri pomeriggio il gruppo In Difesa dei Beni Archeologici, insieme all'assessore Maurizio Baratta, ha svolto un sopralluogo nel viale dei Cappuccini dove sono appena iniziati i lavori di riqualificazione della zona, ed in particolare quelli per la realizzazione di un marciapiede che collegherà i Cappuccini a Ferro di Cavallo. 

L'opera è attesa da tempo e consentirà finalmente agli studenti e agli insegnati dell'ISISS Pacifici e De Magistris di raggiungere la scuola senza essere costretti ad invadere la via carrabile. La preoccupazione dei volontari, che apprezzano e capiscono la funzionalità dell'opera, è quella legata alla sostituzione degli alberi, così come previsto dal progetto, con piante adatte all'intervento.

Il sopralluogo verrà ripetuto domani (26 aprile) con un esperto agronomo per capire se la sostituzione degli alberi è veramente necessaria, o se è possibile mantenere tutte o una parte degli alberi esistenti. Il Sindaco per ora ha sospeso il taglio delle piante in attesa di capire meglio cosa fare. Un'atmosfera di dialogo sereno apprezzato da tutti, a cui si può solo fare un appunto: "Come mai ancora non si riesce a coinvolgere per tempo i cittadini nei processi di riqualificazione che diventano pubblici solo attraverso i comunicati stampa, e perché non approfittare di quel movimento di volontariato costruttivo, come il gruppo In Difesa dei Beni Archeologici, per condividere i progetti pubblici fin dalla loro ideazione."


Questa piccola ricerca sugli alberi, di tipo scolastica, risale a soli tre anni fa. Nel 2003, con l'intenzione di esaltare le scelte positive fatte dai miei concittadini in materia di urbanistica, ed orgoglioso del fatto che nel mio paese ci fossero così tante specie arboree con una storia importante da raccontare, sono andato a documentarmi sulle origini dell'Olivo del Fico e dell'Ippocastano.

Oggi, 22 gennaio 2006, lo stato delle cose è già profondamente cambiato, e la mia fotografia è quella di una comunità che non ha più rispetto per la storia. Mentre il viale d'accesso al paese, di tipo napoleonico, con i suoi Ippocastani è scomparso, gli Olivi negli orti lo faranno ben presto, e solo la natura ribelle del Fico gli permetterà di sopravvivere a questa generazione scellerata.

di Ignazio Romano

L’ambiente: un bene prezioso da sempre per l'uomo
Gli alberi nel nostro paese

Tra le piante arboree presenti nel territori del comune di Sezze, che più sono legate alla tradizione ed al paesaggio, ci piace ricordare: l’Olivo, che ricopre le pendici della collina setina fin su gli orti, a lambire le mura poligonali chiuse attorno al centro storico; il Fico, che cresce spontaneo ovunque, ed in particolare dove sono presenti formazioni rocciose che raccolgono acqua piovana, caratterizza il territorio collinare; l’Ippocastano, che accoglie i visitatori all’ingresso del paese con la loro maestosa chioma, a costeggiare il parco della Rimembranza. Si, un parco, all’interno del centro abitato, bello, grande, segno del rispetto e dell’importanza che da sempre la natura gode a Sezze. Ed il visitatore ne resta sorpreso, inebriato da tanto verde tra gli spazi angusti di un paese di collina, Sezze.

 

Dell’Olivo, albero longevo sempreverde, sappiamo che è originario del Pamir e del Turkestan. Si è diffuso nelle regioni mediterranee nell’antichità trovando le giuste condizioni climatiche.Già nel V secolo a.C. era considerato dai Greci un dono della dea Minerva, per il potere nutritivo e terapeutico del suo olio. Nel passato l’infuso di foglie veniva utilizzato per aumentare la diuresi, abbassare la febbre e regolare la pressione sanguigna. La scienza odierna ha accertato che l’olio d’Oliva combatte l’arteriosclerosi, previene i calcoli biliari e contribuisce allo sviluppo scheletrico.

 

Del Fico sappiamo che le sue origini si trovano in Asia occidentale e che nel bacino del mediterraneo è tra gli alberi più diffusi. Il suo nome è presente sull’Antico Testamento come simbolo di abbondanza e legato alla Terra Promessa. I Romani e i Greci apprezzavano molto il gusto dolce del frutto e le sue proprietà digestive e lassative. Mentre il decotto era usato per alleviare la gola irritata e la tosse, il lattice biancastro contenuto nei rami giovani e nelle foglie veniva usato, sfruttando le sue caratteristiche aggressive, per estirpare calli e verruche.

 

L’Ippocastano è un albero originario dei Balcani e del Caucaso, il suo nome (letteralmente Castagna di Cavallo) deve le origini all’uso che i turchi facevano dei semi somministrandoli ai cavalli affetti da tosse. Giunse in Francia e in Italia nel XVII secolo, utilizzato come pianta ornamentale per giardini e parchi pubblici, proprio come oggi nei nostri viali. La chioma folta e uniforme, l’altezza che può raggiungere i 30 metri e le sue foglie grandi, fanno dell’Ippocastano un albero maestoso in grado di cambiare l’aspetto al paesaggio. I semi, simili alle castagne, sono di colore marrone-rossiccio, e sono contenuti in ricci verdi in numero di due o tre. Mentre i fiori, bianchi o rosa, danno un aspetto unico a questa pianta bella e diversa in ogni stagione. Anche per l’Ippocastano la tradizione ne ha sfruttato nel passato ogni principio attivo benefico.

...ci hanno educati così...

Sezze, 25 novembre 2005

di Ignazio Romano
Una democrazia che non sa ascoltare il cittadino è una democrazia minore, priva di contenuti sociali e per questo incapace di produrre la cultura, lo sviluppo ed il progresso della comunità. Un governo che sceglie tale “forma di democrazia” ha in mente obiettivi che solo marginalmente prevedono la cura ed il bene di tutti, privilegiando invece gli interessi specifici di pochi. La mancanza di condivisione e l’esclusione delle parti sociali dal sistema di progettazione sono la  spia che i livelli della democrazia, messi in atto da chi governa, sono al minimo. 

Tutto ciò è possibile, nel nostro ordinamento, solo quando una serie di fattori si combinano sciaguratamente. I fattori sono: incapacità politica e mancanza di etica nella classe dirigenziale; assenza di un sistema imprenditoriale capace di reagire; inadeguata promozione culturale delle forme di volontariato; disinteresse del cittadino verso la cosa pubblica. Nessuno escluso. Così, mentre la qualità della vita nel paese scende, quello a cui si assiste a Sezze è la mancanza di coesione tra la gente e la perdita di valori, anche quei valori umani che, venuti meno, rendono il “terreno fertile” a quanti intendono trarre profitti personali a danno della comunità. 

Messa da parte la coerenza, a questo punto ogni persona pensa di poter essere più furba dell’altra, e non si accorge di contribuire così al degrado del paese. Il risultato sarà un debito spaventoso che i nostri figli ed i nostri nipoti si ritroveranno come "eredità".  Grazie sezzesi 

Dalla festa dell'albero a quella del cartellone pubblicitario 

Asfalto nei vicoli fin dentro le case, muri di cemento ovunque esista un dislivello ed ora pali di ghisa al posto degli alberi:  Sezze provincia di New York?

Sezze, 20 novembre 2005

di Ignazio Romano

Da piccoli ci hanno educati a rispettare la Natura, e per questo ci hanno portato a piantare gli alberi e ci hanno insegnato quanto sono preziosi per la vita. Da piccoli ci hanno educati ai valori della Libertà e della Democrazia, e per questo ci hanno portato al Monumento, dove una grande statua di bronzo ricorda (è bene ricordarlo) quanti hanno dato la loro giovane vita affinché noi potessimo avere un paese in cui la Natura la Libertà e la Democrazia fossero i valori fondamentali della convivenza sociale.

Ci hanno educati così, ricordate? Non so se quanto ci hanno insegnato fosse profondamente giusto, ma certamente ho sempre avuto la sensazione di essere libero di esprimere la mia opinione. L'opinione di un Cittadino che, rispettando le regole, ha il diritto ed il dovere di vedere rispettati, in quello che sente essere il "suo paese", i principi fondamentali della convivenza.

Questo è quanto ci hanno insegnato. 

Non so se i vari Lidano, Carlo, Pino, Giovanni, Antonio, Francesco, Vincenzo ecc. se lo ricordano.

Cosa stiamo insegnando ai nostri giovani?

Che la natura da fastidio ed al posto degli alberi è meglio piantare cartelloni pubblicitari? 

Che la libertà è quella di fare ciò che più ci conviene?

Che la democrazia è un sistema autoritario che scende dall'alto e non ammette dialogo?

Quando a "DEMOCRAZIA" (governo del popolo, è bene ricordarlo) nell'estremo tentativo di ottenere un dialogo, il Cittadino deve ricorrere all'aggiunta della parola partecipata... senza per altro ottenere alcuna risposta da chi governa... c'è qualcosa che non va.    

A Sezze il divario esistente tra chi amministra la cosa pubblica ed il Cittadino da tempo non permette più un sano sviluppo sociale. E questo perché in chi governa prevale la convinzione di avere dei privilegi e non il dubbio imposto dai doveri. Ma oggi il divario sociale è diventato un abisso, ed io, e tanti con me, sentono il rischio di non riuscire più a dare ai giovani la possibilità di un paese in cui credere in sani principi. Vorrei ricordare ai vari Lidano, Carlo, Pino, Giovanni, Antonio, Francesco, Vincenzo ecc. le parole di uno dei padri fondatori della Democrazia. 

E questo nella speranza che possa insegnare ad altri quello che a me è stato insegnato.

Qui ad Atene noi facciamo così. Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi per questo è detto Democrazia. Un Cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private. Ma in nessun caso si occupa delle pubbliche faccende per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così, ci è stato insegnato a rispettare i magistrati e c'è stato insegnato a rispettare le leggi, anche quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede soltanto nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso. La nostra città è aperta ed è per questo che noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così" .….

Pericle, 495 a.C. padre della Democrazia  

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