Passeggiate archeologiche 

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> 22 maggio 2016:  5a tappa del Gruppo “In difesa dei Beni Archeologici”

a cura di Fabrizio Paladinelli, Vittorio Del Duca e Ignazio Romano

Dalla via Setina alle ville di epoca romana 

In genere i ringraziamenti si fanno sui social, ma ci tengo a sottolineare l'importanza della partecipazione e della collaborazione di tutti che rendono vive le attività promosse dal gruppo "In Difesa dei Beni Archeologici" che poi siete voi, e non solo gli 80 che si presentano ad ogni passeggiata, ma anche tutti gli altri che ci seguono e ci sostengono.

Domenica 22 maggio 2016, partendo dalla chiesa sconsacrata della Madonna della Pace, scenderemo dalla collina di Sezze lungo l'antica Via Setina fortificata dai romani con torri di difesa ancora visibili. Giunti in pianura percorreremo un tratto della pedemontana fino a raggiungere la Villa Romana Le Grotte, e continuando sul tracciato della vecchia linea ferroviaria Toppitto, immerso in un habitat naturale unico dove dal lago delle Mole Muti nasce il fiume Ufente, arriveremo, risalendo leggermente la collina, ai ruderi della Villa Romana della tribù Ufentina. Questo tesoro rischia di scomparire, non solo per l'incuria dell'uomo che non ha mai provato a valorizzarlo ma anche per l'avanzata del cemento che in questo punto sembra essersi accanito particolarmente sul patrimonio storico di Sezze.

Scheda tecnica

Giorno: 22 maggio 2016

Partenza: ore 9.00 

Ritorno previsto: ore 13.00 ( al punto di arrivo gli organizzatori lasceranno alcune autovetture con cui sarà possibile tornare al punto di partenza )

Luogo di partenza: Sezze Via Madonna della Pace (davanti al sagrato della chiesa)

Lunghezza: km 8

Dislivello: m 300 circa

Durata: 4 ore 

Difficoltà: E (escursionistico)

Tipologia tracciato: sterrato circa km 4 - asfalto km 2- sentiero montano km 2

Attrezzatura necessaria: Abbigliamento da trekking, bastoncini e scarpe da trekking 

(non saranno ammesse persone senza calzature adatte)

Attrezzatura consigliata: cappellino e acqua al seguito

In caso di pioggia la passeggiata può essere rimandata oppure annullata

La Villa di Mecenate e il Palazzo di Augusto

di Vittorio Del Duca

Non molto distante dal punto in cui la via che conduce al paese incrocia l’antica via setina (sotto il primo rampante) esistevano, secondo il Corradini ( De Primis Antiqui Latii Populis… pag. 157), tracce di antichi fabbricati con una volta non molto deteriorata, ritenuta la villa di Mecenate.Tale villa, secondo il Corradini, raggiungeva nella sua estensione le sorgenti della Fontana dell’Acquaviva, dove sarebbero stati rinvenuti resti di mosaico, di condotte per l’acqua e di casse mortuarie a mattoni. Ancora oggi intorno a queste antiche sorgenti si notano rottami, selci, cocci di anfore e resti di mattoni discretamente estesi, che io stesso ho potuto notare per essere ricompresi su parte della mia azienda agricola.

Non è dello stesso parere il Tufo che nel 1901scriveva (Storia antica di Sezze, pag. 198 -199) “Sarebbe stata davvero desiderabile nel setino una villa di Mecenate, il proverbiale protettore dei letterati, l’alter ego di Augusto, ma purtroppo bisogna rinunciare a questo desiderio poichè non è stato detto su quali prove si fondò questa antica opinione e chissá che non sia sorta così: sapendo che una villa di Mecenate era nel Pontino, che le ville di costui di solito erano limitrofe a quelle dell’imperatore, si collocò nell’agro setino e nella parte descritta, una villa di Mecenate che per i vicini avanzi forse furono sempre ritenuti della villa di Augusto” (ossia le Grotte).

Continua il Tufo ( op. cit. pag. 200): “ Poco al di lá del Pantanello ai piedi del monte Trevi, esistono avanzi di parecchie grotte ampie e con volta massiccia. Anche qui ricorre il comune opus reticulatum degli altri luoghi del nostro territorio e soprattutto nei ruderi tra la linea ferroviaria (ex Tuppitto) e le grotte sottostanti ad altre, su cui si ammira un bel pavimento a mosaico (oggi distrutto dalle coltivazioni). Sarebbero queste le famose Terme di Augusto e l’opinione pare si fondi da queste ragioni: le rovine sono talmente importanti da far credere all’esistenza di un ampio e splendido edificio, possibilmente degno di un imperatore; Augusto prediligeva il vino setino come quello che gli faceva bene allo stomaco (Plinio) e perciò è credibile che non gli sarebbe dispiaciuta una villa nel nostro territorio; inoltre la pianura che si estende sotto le terme si denomina Palazzo, probabilmente in ricordo della casa dell’imperatore, alla quale soltanto si dava il nome di Palatium.

Prima veramente il Palatium era il Palatino, con la parte alta della città ivi costruita da Romolo, ma dopo che Augusto e i suoi successori trasportarono su quel colle il loro domicilio e la corte, allora soltanto fu anche il Palazzo imperiale, ma non altro.

Alle ragioni precedenti se ne possono contrapporre delle altre: il ricco edificio sarebbe potuto essere tanto di Augusto quanto di un altro imperatore,  oppure di qualche patrizio romano assai dovizioso, all’imperatore sarebbe potuto piacere il vino setino, senza curarsi di avere una villa nel nostro territorio, dalla quale ricavarlo; infine ci si potrebbe domandare se dopo l’estensione del vocabolo suddetto ad ogni edificio grande e sontuoso senza essere imperiale, il popolo vedendo importanti rovine e credendole di un palazzo, non abbia dato alla contrada questo stesso nome, il che è molto probabile, poiché il volgo non si pone certo a far la storia dei vocaboli, risalendo fino ai significati originari di essi.”

Il lago delle Mole Muti visto dai ruderi della Villa Ufentina

Sulle tracce della tribù Ufentina

di Vittorio Del Duca

Giovanni Ciammarucone nel 1641 in “ Descrizione della Citta di Sezza” così parlava dell’ Ufente, il mitico fiume che origina dalle fresche sorgenti poste ai piedi di Sezze, meglio conosciute con il nome di “Mole Muti”, “ Sardellane” e “Scafa Rappini” (la scafa era una barca, oggi in disuso) :
“Nasce l’Ufente in piè della montagna setina con letto navigabile nell’istesso fonte; e lentamente scorrendo nel mar Tirreno si nasconde; celebre ne ’tempi nostri per le grosse pesche di spigole, e di cefali, che in quello si fanno con reti, e con altri ordegni piscatorii, venendo prima intorbidare l’acque con grosso branco di bufali. Tali pesche si fanno per l’ordinario in ogni tempo dell’anno, eccetto che nel fondo dell’invernata, ma particolarmente nella settimana santa se ne fa una solennissima dalli Signori Governatori di Campagna per regalare gl’Eminentissimi Signori Nipoti di Papi;…” 

Il fiume ha origini antichissime che si perdono nella notte dei tempi; viene cantato nell’Eneide di Virgilio ed incarna uno dei nemici che contrastano la mitica figura di Enea, appena sbarcato nel Lazio a seguito della distruzione della sua città, Troia. 
Nella vicina Priverno, che con Sezze ha sempre avuto una rivalità secolare, il nostro paese veniva identificato con “gliò Bufente” come testimoniano alcune storielle ancora in voga sino a qualche decennio fa tra “la Regina Camilla e gliò Bufente” inventate dai pipernesi per denigrare Sezze. Il nostro paese rendeva pan per focaccia con un'altra serie di racconti tra “I Bufento e la Camilla” quasi sempre imbastiti di volgarità, al pari di quelli di Priverno. Priverno è nota per le sue origini volsche, e Camilla ( figura immaginaria, secondo Ciammarucone ed altri) regina di Volsci e figlia di re Metabo, morì per mano di Arunte combattendo con i suoi guerrieri al fianco dell’alleato Turno contro Enea, dalla cui progénie verrà poi fondata Roma. (Eneide di Virgilio canto VII vv. 803 -817 e canto XI vv. 498 – 915.) 
Se però i pipernesi chiamavano Sezze “gliò Bufente”, storpiando il nome del fiume Ufente, una ragione doveva pure esserci e questa la possiamo trovare ancora una volta nel libro del Ciammarucone, che si rifà ad un passo di Tito Livio: “Da questo Ufente venne denominata la Tribù Ufentina, che insieme con l’altre votava nel Senato Romano; di cui ancor vive la memoria in un marmo intagliato dell’antica Fregelle; hora Ponte Corùo, di lui fece menzione Livio nel libro IX della prima Decha con queste parole: Eo anno dua addite Tribus Ufentina e Falerina..” Conosciamo veramente molto poco di questa tribù; possiamo solo dedurre da Tito Livio che si sviluppò lungo le rive dell’Ufente e che nel 318 a.C. faceva parte della Lega Latina e partecipava con rappresentanti alle sedute del Senato Romano.

Il nome “gliò Bufente” affibbiato a Sezze, potrebbe dunque trovare una giustificazione dal fatto che la tribù Ufentina o Ofentina , che abitò le rive dell’Ufente, abbia trovato una sistemazione proprio nelle rive sotto Sezze e che i privernati idealizzarono con tale nomignolo tutta la zona, ivi compresa la nostra città, che peraltro in tutti i testi antichi non figura mai con tale nomignolo ma sempre con il suo vero nome. 
Del resto, la tribù Ufentina, non avrebbe mai potuto trovare luogo migliore delle sorgenti dell’Ufente, soprattutto in quel tratto che va dalle Mole Muti (dal nome dell’antico proprietario) alla sorgente della Scafa Rappini, e dall’Arnalo dei Bufali (dove fu ritrovato il dipinto rupestre dell’uomo a phi), fino a Ponte Ferraioli. Chi conosce questi luoghi sa che sarebbero stati ideali ad ospitare una tribù di pescatori e di agricoltori quale doveva essere l’Ufentina, non solo per le numerose sorgenti e polle d’acqua che fanno invidia a Ninfa, ma anche perchè l’Ufente era navigabile e pescoso, ed i terreni circostanti potevano essere facilmente irrigati da una fitta rete di canalicoli, in cui ancora oggi scorrono le acque sorgive, e che hanno dato a tutta la contrada la denominazione di “Canalelle”. 
Se così fù, le numerose grotte carsiche che si vedono nel monte dirimpetto le sorgenti del fiume, e ai cui piedi passava la ferrovia di “Tuppitto” ed ora la Roma – Napoli, avrebbero potuto essere abitate dalla tribù Ufentina, cosi come la villa situata tra i pascoli della Società Bovaria, i cui resti oggi sono comunemente chiamati “villa romana”. Osservando i ruderi e il sito di questa villa, posta ad una quota di circa 70 metri di altitudine, si desume che dovette essere piùttosto ampia, costruita su più livelli e servita da una copiosa sorgente d’acqua che scaturiva dalle rocce, e di cui ancora oggi se ne ravvisano i segni. Quanto sarebbe bella una passeggiata in battello sull’Ufente!

L'archeologa Giorgia Molinari nel momento in cui è stato ritrovato una pavimentazione a mosaico

Atlante delle sorgenti della Provincia di Latina
Le sorgenti delle Sardellane [...] 28 polle principali allineate alla base del Colle Quartara [...]
Le principali sono: Canalelle - Mola Muti - La Botte - Le Molette - Mola Vecchia - Pisticciola -
I Cassoni - Scafa Rappini - Scafa Rappini (la Barca) - Ferro di Cavallo - Sardellane - Casenuove
Casenuove 2 . Un mare di acqua. Una ricchezza inestimabile.
Sono 9 comuni serviti dall'acquedotto delle Sardellane, per un totale di 263.242 abitanti:
Sezze 24.866 - Priverno 14.542 - Pontina 14.883 - Latina 125.496 - Sabaudia 20.305
Sonnino 7.487 -  - S.Felice 9.981 - Terracina 45.682
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