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3 marzo 2013: 8a
tappa del Gruppo “In
difesa dei Beni Archeologici”
a
cura di Fabrizio Paladinelli, Vittorio Del Duca, Ignazio Romano e
Roberto Vallecoccia
In
76 con il Sindaco alla Sedia del Papa
Ancora
un successo per le passeggiate archeologiche di Sezze che vedono
crescere la presenza ed il gradimento degli escursionisti accorsi da
tutta la provincia.
Tra
i partecipanti anche il Sindaco di Sezze, Andrea Campoli, il Vice
Sindaco Nino Zeppieri e l'Assessore alle attività produttive Maurizio
Baratta, oltre ai tanti appassionati che di domenica in domenica
aumentano costantemente di numero.
Ma
non sono solo rose e fiori: dopo aver riscoperto con tanta fatica il
sito roccioso della Sedia del Papa, oggi non è stato possibile visitare
i ruderi della villa Romana che si trova sullo stesso tracciato perché
i proprietari del terreno non gradiscono le visite. Questo è uno dei
problemi da affrontare e risolvere se vogliamo che i tesori del passato
promuovono veramente il territorio.
Descrizione percorso
Luogo di Partenza: Sezze - Via Sedia del Papa
Orario di partenza: 9:30
Orario di ritorno: 12:30 - Via Sedia del Papa
Lunghezza percorso 4 Km circa
Difficoltà: Turistico - Escursionistico
Tempo di percorrenza: 3 ore circa (andata e ritorno).
Raccomandazioni: Calzature da trekking, Kway antipioggia, acqua al seguito.
Note: Questo sentiero è stato tracciato in forma digitale utilizzando i rilievi cartografici degli anni 20 (il tratturo non è più segnato nella cartografia più moderna) e sistemi di rilevamento
GPS.
Il nostro percorso ha inizio da un posto panoramico e ricco di
storia, la Sedia del Papa il cui toponimo deriva, secondo
la tradizione, dal fatto che Papa Sisto V (1585-1590) durante la bonifica dell’Agro
Pontino,
risalito la costa delle Mole a dorso di mulo, amava osservare i lavori seduto su di una grossa roccia. In
seguito anche Pio VI (1775-1799) si recò sulla stessa
altura per osservare i lavori della bonifica. Il momento è bene immortalato
dalla stampa "Les Marais Pontains" di Raphael Morghen la cui
matrice è conservata presso il British Museum di Londra.
Il percorso
continua tagliando in diagonale il versante Sud di Monte Trevi. In questa zona sono presenti dei ruderi di una villa rustica di epoca romana, mentre sulla vetta
del monte si vedono ancora i resti dell’antico castello di Trevi
fondato nel 1313 e completamente distrutto nel XV sec.
il
luogo preciso detto "La Sedia del Papa" in una foto del 1982
di Luigi Zaccheo
"La Sedia del Papa"
oggi dopo il lavoro di pulizia per renderla di nuovo visibile
dall'alto
la vista del lago delle Mole Muti e del secondo lago artificiale
realizzato nel 1700
Ecco
i ruderi di epoca romana che non è stato possibile visitare domenica 3
marzo
particolare
architettonico dei resti della villa romana sotto Monte Trevi
lo
stagno sul fondo della prima dolina "Lagucciglio" dove crescono gli
ulivi
Antica carta del Lazio del 1693: La selva di Terracina e il Circeo. La freccia rossa indica Torre del Padiglione dove nel 1585 alloggiò papa Sisto V - Nella parte destra si nota la foce del fiume Sisto presso Torre Olevola ripiena dalla duna marina dopo appena un secolo dallo scavo del canale.
La Bonifica delle paludi di Sisto V e la
"Sedia del Papa"
a
cura di Roberto Vallecoccia
Sisto
V
“Riferite a Sisto così liete notizie, ne fu egli penetrato dal più vivo godimento, e pel piacere di vedere co’ suoi occhi gli effetti de’ suoi disegni, o per incoraggiarne gli esecutori, risolse di portarsi in persona alla visita di quelle campagne.
Di questo viaggio peraltro Gregorio Leti si lusinga aver indovinato la vera e segreta causa, che è ben diversa da quella, che appariva. Vuol egli che il pontefice sotto il pretesto di visitare le paludi seccate, e da seccarsi, e di promuovere colla sua presenza la continuazione della bell’opera, vesse in cuore il progetto di qualche inaspettata conquista. Ma darsi a credere che Sisto tentar volesse guerriere imprese nella maniera come cola si porto, cioè senz’armi, senza un soldato , e senza corteggio affatto, e pazzia solenne . Il pontefice parti da Roma agli 11 di ottobre dell’ anno 1589 in lettiga, e riposò la prima notte in Velletri , nel giorno seguente andò a Sezze, ove alloggiò presso i signori Normesini, la cui casa fu poi convertita in un monastero di convittrici dal Cardinal Corradini, che lo fondò. E' fama che dalla cima d’un colle presso il monte Trevi si mettesse a riguardare la estensione della palude, che resta sotto tutta esposta alla vista ; ed un Sasso, sopra cui dicesi che il Papa si ponesse a Sedere, porta anche al presente il nome di Pietra di Sisto, dal volgo detta altresì Sedia del Papa”.
Papa Sisto V viene descritto energico forte e perseverante nell’obbiettivo di bonificare la Palude Pontina, affidò il progetto all’architetto Urbinate Ascanio.
L’undici ottobre 1589 visitò la città di Sezze. Infatti al Papa piaceva concedersi l’osservazione della pianura pontina dal Sasso Sisto V o Sedia del Papa. Nel periodo di soggiorno a Sezze (circa 20 giorni presso il Palazzo Normesini) il Papa visitò personalmente l’opera di bonifica che si presentò maestosa, con i suoi circa 500 ettari di terre emerse, argini, nuovi canali, aria salubre. Ma il tributo da pagare alla bonifica fu la perdita delle Peschiere adorate dai Sezzesi, che erano sparite dal meraviglioso balcone delle Piagge Marine. Alla morte di Papa Sisto V, tuttavia, esse riapparvero più estese di prima con la complicità dei Popoli della Palude: Sermoneta, Sezze, Priverno e Terracina, in quanto solo essi sapevano convivere con i pericoli della Madre Palude
Pontina.
“Sisto Quinto, così il Corradini ad imitazione de’ romani consoli e degli Augusti, si accinse alla grand’opera di asciugare le paludi pontine. Mentre era frate aveva dimorato in Sezze nel convento del terzo ordine di S. Francesco; e si racconta che in quel tempo andava dicendo pubblicamente che a lui era riserbato di rimettere quei campi a coltura come in fatti eseguì.
Imperciocché assunto al pontificato si portò tosto a Sezze ; indi passò una notte nel luogo della palude, poi detto Padiglione di Sisto ; girò ed osservò tutti quei siti ; e con consiglio affatto sorprendente dando principio all’impresa, diede ordine che si scavasse quel nuovo canale, che ai nostri giorni dal nome di lui Fiume di Sisto vien chiamato: quantunque io stimerei che egli ordinasse di aprire di nuovo la fossa di Augusto, già slargata da Nerone, e poi riempiuta dalla melma delle inondazioni”.
“Che Sisto, essendo ancora sotto la disciplina di S. Francesco, passasse alcuni anni in Sezze, è cosa non incredibile : di quel detto poi, che a lui riservato era di far coltivare il territorio pontino, dee fu si quel conto, che facciamo d'altre molte simili proposizioni, le quali il volgo va riferendo in prova che aveva egli nell’animo un presagio della sua futura grandezza; dee cioè lasciarsi alla credulità dei fanciulli, e alla meraviglia delle donnicciuole .
Falso è certamente che appena dichiarato pontefice andasse a Sezze, e girasse esaminando i siti, che si dovevano seccare: perchè egli vi si condusse molto tempo dopo che erano già incominciati i lavori . Le altre cose, che seguono, sono fra loro in manifesta contraddizione; imperciocche se si dice che ordinò lo scavamento di un nuovo canale, come può soggiungersi che comandò "che si cavasse di nuovo la fossa fatta da Augusto, e dilatata da Nerone? Finalmente, che Augusto aprisse una fossa nel territorio pontino,
e che Nerone allargasse la medesima, sono due capricciose finzioni, che furono per noi ben confutate nel primo libro. Ma teniam dietro a’ monumenti irrefragabili delle storie, ed esponiamo ciò che è certo di Sisto Quinto in questo proposito”.

Stampa di
R. Morghen, “Le Marais Pontains” del 1798 pubblicata sul libro
"Storia e Storie dell'agro Pontino nel XVIII"
Pio VI
“Sul principio dell'anno 1777 volle Pio VI premettere quelle operazioni, che
più d’appresso potessero conferire ad imprendere con prudenza la bonificazione
pontina. Volle acquistare tutti quei lumi, che sembravano necessari per assicurarsi l’intervento di un’ opera si grandiosa ed ardua e per bilanciare l'importo, e calcolarne a un dipresso la spesa. Volle anche provvedere agli oggetti della giustizia con porre in salvo i diritti non meno del principato, che de' privati; ed alla speditezza dell'opera, che aveva in vista. Erano queste precauzioni molto opportune o dovesse l’impresa assumersi a carico e cura della Camera Apostolica, ovvero darsi colle migliori condizioni possibili ad una di quelle compagnie, che di sopra ho accennato.
“Ora, sebbene delle paludi pontine non solamente vi fossero gli scritti degli antichi, e le più recenti osservazioni fatte da valentuomini , nondimeno aveva Pio VI scritto al Cardinal Buoncompagni allora legato in Bologna, a cui era appoggiata la grande azienda delle acque di quella provincia, ingiungendogli di spedirgli in Roma alcuno de’ più eccellenti ingegneri idrostatici, che si trovassero cola occupati. Il Cardinal Buoncompagni gli aveva inviato Gaetano Rappini Bolognese, commendandolo con alti encomi.
Questi adunque per ordine del pontefice sul principio dell’anno 1777, insieme con Ludovico Benelli altro perito idrostatico venuto da Roma per la compagnia degl’impresari lombardi, si recò a visitare lo stato delle paludi
pontine, avendogli il Papa ingiunto di rintracciare con ogni maggiore attenzione le cause della pertinace inondazione, di ritrovare i mezzi di seccarla, e calcolare la spesa di tale disseccamento, a cui voleva anche aggiungere il comodo della navigazione, e di riaprire l’interrato porto di
Terracina”.
Gli scritti virgolettati sono opera di Nicola Maria
Nicolaj.
Un
altro Papa sulla Via dei Papi
a
cura di Vittorio Del
Duca
La via dei Papi a Sezze non è stata percorsa sola dai Papi bonificatori come Sisto V e da Pio VI. C’è stato un altro Pontefice che attraverso questa via venne a Sezze , e che con la Bonifica delle paludi
Pontine non ha avuto niente a che vedere, un Pontefice che porta lo stesso nome del Papa oggi dimissionario:
Benedetto XIII. Amico del cardinale setino P.M. Corradini, nel 1727 trovandosi di passaggio, salì a Sezze per salutarlo come da promessa, ma manco a farlo apposta il cardinale era
invece “caduto infermo”. Apprendiamo da Gaetano Moroni in
Dizionario di Erudizione storico ecclesiastica del 1854 vol LXV pag. 79 - 80 che “..nel 1727...Benedetto XIII reduce da Benevento e da Prossedi, accompagnato dal marchese De Carolis,… giunse venerdì 23 maggio alle Case Nuove (oggi Ceriara), due miglia lungi da Sezze. Allora, ricordandosi Benedetto XIII di aver fatto 27 anni addietro una via scorciatoia che conduceva alla città, disceso dalla carrozza, montò sul proprio cavallo, seguito pure cavalcando dal marchese, da alcuni dè suoi cappellani, prelati, aiutanti di camera, e cavalleggeri, e dalla guardia svizzera a piedi: le due mute di cavalli colle carrozze, i calessi col resto della comitiva proseguirono il viaggio per la via ordinaria, e cambiati i cavalli all’osteria dell’Acquaviva per fare la salita, questa trovarono allargata e meno ripida. Arrivato il Papa nel convento dè francescani riformati, volle pernottarvi… mentre gli altri prelati vennero ospitati, una cella cadauno, nell’episcopio (Vescovado), nel collegio dè gesuiti, e dai primari della città.
A spese del cardinale Corradini, nel refettorio dei gesuiti, fu istituito per tutto il tempo che il Papa restò nel luogo, uno splendido trattamento… di più sempre a sue spese, il cardinale aveva fatto vestire una compagnia di milizie per servizio del Papa… Nella seguente mattina, recatosi il Papa in chiesa, ascoltò e celebrò la messa nell’altare della B. Vergine, e ad ore 20 da una finestra del convento benedì la giubilante moltitudine, indi s’avviò per Sezze con il solito corteggio. Non è a dire la letizia dei riconoscenti e di voti sezzesi, che per gli applausi e dimostrazioni di riverenza commossero il Papa e la corte: alla porta fece l’omaggio della chiavi la municipale magistratura, con parole di fedele sudditanza e venerazione.Lungo la strada che conduce al Duomo tutto era messo a festa. Il Papa si recò a visitare il nuovo altare di S. Filippo Neri,ove in una urna era stato collocato il corpo di S. Leonzio martire,riccamente vestito. Per la nota particolare divozione del Papa a S. Filippo, volendosi consacrar l’altare, vi fece l’esposizione delle reliquie di S. Gaudenzio e Onorato martiri. Indi si trasferì al monastero delle Clarisse, nel seminario, al collegio dè gesuiti....dipoi il Papa tornò al convento dè riformati.
Nella mattina del 25 maggio Benedetto XIII a ore 10 si portò alla Cattedrale..consacrò l’altare di S. Filippo, indi vi celebrò la messa bassa: tornato al convento regalò a sei religiosi che aveano cantato una corona di pietre fine a cadauno con medaglia d’oro, autorizzandoli a regalarle. Nel pomeriggio portatosi in carrozza nella città, visitò le fabbriche del nuovo monastero e chiesa delle religiose del ss. Bambin Gesù, e nel ritorno la chiesa di s. Bartolomeo dè conventuali, onorando di sua presenza anche i cappuccini. Lunedì 26 maggio, festa di s. Filippo,che il Papa in Roma avea dichiarato di precetto con cappella papale, volle solennemente celebrarla nel duomo e con pontificale all’altare maggiore…. Il Papa donò al capitolo, in urnetta di madreperla ornata d’oro, un dente di s.Lidano abate, e delle reliquie dè ss. Pietro e Marcellino protettori della città, entro una scatola di velluto rosso…. Martedì 27 maggio Benedetto XIII tra le vive e sonore acclamazioni si avviò per Sermoneta..A perpetuarlo i canonici eressero una lapide nella cappella di s. Filippo, il municipio altra a cornu evangelii, in cui si legge cone il Papa avendo ricusato la statua che la città voleva innalzargli nel foro, la stabilita somma fu impegnata nell’ornamento di tale altare. I riformati posero una iscrizione marmorea sopra la camera abitata dal Papa. Benedetto XIII avea concepito l’idea di intraprendere la bonificazione pontina, ma non potè effettuarla,e desiderio pure fu in Clemente XIII, finchè Pio VI ebbe la gloria di eseguirla,…
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