Passeggiate archeologiche 

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> 7 ottobre 2012:  2a tappa del Gruppo “In difesa dei Beni Archeologici”

di Ignazio Romano

38 persone tutte insieme il Riparo Roberto non le aveva mai viste

Cresce l'attenzione verso i siti di interesse storico e ambientale presenti sul nostro territorio. L'invasione di oggi, 38 persone al riparo Roberto e nella vicina grotta Iolanda (che rispettivamente prendono il nome del figlio e della moglie dello scopritore, l'antropologo Marcello Zei che nel 1953 li visitò) sono solo una delle tante testimonianze di una ritrovata coscienza di quanti pensano che l'ultima risorsa utile per il rilancio della nostra economia sta proprio nella storia e nell'ambiente naturale che ci circonda.

Pensate solo ai milioni di turisti che ogni anno invadono Roma a soli 80 chilometri di distanza: quanti di loro, trovando un sistema di accoglienza adeguato, non farebbe un salto per venire a gustare i siti archeologici, i paesaggi naturali ed anche le tradizioni e la cucina del nostro paese? 

Di questo sembra non aver preso coscienza solo la classe dirigente che invece vede ancora nel cemento l'unica via percorribile, e mi riferisco all'ultimo lavoro fatto sul piano regolatore generale. Quella stessa via che negli anni '70 e '80 ha cancellato l'identità del centro storico di Sezze, deturpato le vedute più belle sulla pianura e verso la conca di Suso, lasciando nel degrado e nell'oblio i tesori che il passato generosamente ci ha lasciato. 

>>> Leggi il post di Mario Di Tano

la rossa parete a picco sulla fenditura del Riparo Roberto

la Grotta Iolanda situata alla fine della grande parete che ospita il Riparo Roberto

Una ONLUS per rivalutare la storia di Sezze

di Lidano Lucidi

Associazione Culturale Con-Tatto, aderente al gruppo “In difesa dei Beni Archeologici”

Il turismo culturale è una grande opportunità che il paese Italia dovrebbe cogliere, essendo il nostro il paese con la presenza più importante di beni archeologici al mondo, così come ricordato da ultimo da Rizzo nel suo articolo di qualche giorno fa su La Stampa: Turismo culturale, la carta  che l’Italia non sa giocare.

Tenendo l’attenzione sul nostro territorio, e tenendo conto del grande interesse dell’iniziativa di alcune associazioni locali, quella della difesa e della scoperta dei beni archeologici locali è una esperienza utile per valorizzare i siti visitati. È evidente a tutti che la vecchia gestione delle risorse pubbliche sta cambiando, o meglio, qualcuno giustamente la vuole cambiare attraverso un’azione governativa volta al miglioramento e all’efficienza delle risorse pubbliche. Ora i tagli che a livello comunale arrivano non devono essere di certo una scusa per non fare nulla, al più dovrebbero essere uno stimolo a fare meglio. Per questo considero valida l’idea di creare un’associazione onlus a difesa dei beni archeologici, e della cultura nel senso generale, a cui destinare il 5 per mille delle dichiarazioni dei redditi.

Di più, attraverso lo strumento della partecipazione dal basso, attraverso una consultazione simile ad un referendum, saranno i cittadini che indicheranno quale bene restaurare per primo. Se si decide di recuperare una serie di monumenti, ad esempio: le mura poligonali, il riparo roberto, l’antica via setina, le ville romane….., i cittadini sceglieranno su quale investire per primo. Successivamente con la propria dichiarazione dei redditi destineranno una parte delle proprie imposte all’associazione onlus che sarà vincolata a destinare quelle risorse la dove i cittadini hanno deciso. 

È un modo anche di rendere le persone parti attive di un progetto di rinascita che viene dal basso, e di rendere tutti partecipi delle vita sociale e politica nel paese. Questo meccanismo farà sì che su Sezze si creerà lavoro, quindi più reddito, quindi più tasse pagate dai cittadini ed imprese, quindi un 5 per mille più corposo con un’aggiunta di risorse da destinare al turismo culturale, ergo nuovi posti di lavoro. 

Dai dati delle dichiarazione dei redditi solo dai cittadini residenti nella nostra comunità si potrebbe generare una cifra di circa 100.000 euro l’anno. Questa politica culturale essendo esterna ai tagli e alle vicende del bilancio comunale, cammina con le proprie gambe. Scontato poi che il bilancio dell’associazioni deve essere certificato da un revisore dei conti, pubblicato on-line al fine di rendere trasparente al massimo come vengono gestite le risorse che i cittadini decidono di investire sul proprio territorio.

  Segue una breve selezione delle 640 foto scattate durante la passeggiata di domenica 7 ottobre

le preistoriche scene di caccia raffigurate nei graffiti del Riparo Roberto

Il riparo Roberto

Posto nelle vicinanze di Sezze e più precisamente sul versante sud-ovest della valle del torrente Brivolco, il sito è stato oggetto di ricerca e studio nel 1953 dall'antropologo Marcello Zei

Il Riparo, che prende il nome dal figlio dello scopritore, consiste in una grande apertura orizzontale, al cui interno furono scoperti dei disegni a carboncino raffiguranti animali, uomini ed altri soggetti. È lungo circa 30 metri, con una profondità di 5 metri ed un'altezza di metri 2,8. L'accesso al Riparo è difficoltoso per la pendenza del versante della valle. I graffiti rinvenuti nel '53 di recente sono state danneggiate con atti vandalici. Le figure sono a carboncino, poste sulle pareti della fenditura, sono state rigorosamente puliti e rilevati su polietilene e in ultimo è stato eseguito un rilevamento fotografico e metrico delle opere. La parte più ricca delle figurazioni è la parte centrale della parete di fondo, anche se sono sparse in tutto il riparo; a sinistra ce ne sono alcune facilmente visibili, mentre a destra sono di difficile lettura, ma rimangono quelle del sistema centrale le più evidenti e meglio conservate ( è stato possibile scoprirlo grazie ai residui di sostanze legnose). Le figure dominanti sono quelle zoomorfe e quelle geometriche, comunemente definite astratte. 

resti di costruzioni di epoca incerta davanti alla Grotta Iolanda

Tra i periodi dell'arte, quello della preistoria non è tra i più conosciuti. 

La scoperta delle grandi caverne con depositi di oggetti preistorici e pareti dipinte o graffite risale ad appena un secolo fa. Le conoscenze su questo importante e lunghissimo periodo dell'arte sono ancora limitate, e dipendono unicamente dai reperti, ritrovati quasi sempre per caso, poiché vere e proprie campagne di scavo sull'arte preistorica sono molto rare.
In base a quanto ritrovato finora, dagli studi effettuati risulta che le prime testimonianze di un'attività artistica umana risalgono a circa 30 mila anni fa, nel Paleolitico superiore o Età della Pietra Antica e precedono quindi di diverse migliaia di anni l'epoca storica del nostro mondo.
Ai periodi preistorici precedenti, il Paleolitico medio e l'ancora più antico Paleolitico inferiore, appartengono già oggetti lavorati dall'uomo (nelle specie precedenti a quella dell'Homo Sapiens), ma finora sono stati ritrovati solo oggetti in pietra, lavorati per percussione, e d'uso pratico, che non sembrano avere una finalità estetica.
Le prime opere d'arte (cioè quelle presentano una datazione più antica) sono state quindi scoperte all'interno di grandi caverne situate nell'area mediterranea, Franco-Cantabrica, in Italia, nel Nord Africa e in Siberia, e fanno parte di insiemi di oggetti che costituiscono i depositi di materiale preistorico.
Le pareti ornate con figurazioni di animali e le piccole statuette femminili in pietra, sono state ritrovate mescolate insieme a armi, vasellame, utensili di vario tipo, e spesso sepolte sotto uno strato di incrostazioni calcaree. Durante il Paleolitico superiore, quindi sembra che l'arte sia entrata a far parte della vita di alcuni popoli preistorici.
La preistoria è documentata da una consistente produzione artistica, ed anche nella preistoria l'arte si manifesta già come un fenomeno complesso.
Ogni epoca segue un suo percorso stilistico che non è mai perfettamente lineare, e conosce periodi di grande sviluppo e periodi di bassa produttività. In ogni periodo inoltre possiamo avere prodotti di diversi gradi di qualità (si va dai capolavori, a opere meno raffinate) e ci si può riferire a diverse facies.
Per facies si intende la produzione di un particolare gruppo umano insediato in una precisa località. Indica quindi la cultura locale. Gli archeologi distinguono le facies indicandole con i nomi dei luoghi di rinvenimento.
A. Cocchi

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