Sezze paese della Pace

 | Gavino Angius | Forum Pace Sezze 2005 |

Il Comitato per la Pace di Sezze

2 aprile 2003 alle ore 21,00 piazza del Duomo

Fermiamo la guerra !

La colomba della pace (a sinistra) e la colomba della guerra (a destra) che Jean Michel Folon ha donato al "Venerdì" di Repubblica e sarà esposta come simbolo della giornata mondiale contro la guerra nella mostra "Folon a Lucca" ( Palazzo Ducale, 10 maggio - 22 giugno) dedicata al grande maestro belga dalla provincia di Lucca.

Il ruolo dell'ONU non può essere sostituito da nessun altro paese al mondo, perché ciò verrebbe a sancire il dominio di una nazione sull'altra.

Il Comitato per la Pace di Sezze rivolge un preoccupato appello alle istituzioni democratiche, nazionali ed internazionali, ai cittadini amanti della pace affinché si adoperino per la cessazione di ogni atto di guerra in Iraq e perché ritorni nelle mani dell'ONU il ruolo di dirimere le controversie internazionali.

Come cittadini e come uomini dobbiamo opporci con tutte la nostre forze ad una scelta dissennata di guerra che finirà per aprire scenari incontrollabili di violenza e di morte.

Il Comitato per la Pace di Sezze, affinché maturi e cresca una coscienza di pace, organizza per il giorno mercoledì 2 aprile alle ore 21,00, con raduno in Piazza del Duomo, una manifestazione alla quale invita tutte le forze politiche, sociali e religiose, il mondo del volontariato e dell'associazionismo e i singoli cittadini a partecipare.

Chi intende far pervenire preventivamente la propria adesione, può rivolgersi al numero telefonico 328 902 5085

LA GUERRA E’ SEMPRE UNA SCONFITTA PER L’UMANITA’

  La guerra è la "madre" di tutte le povertà
e non è mai un destino inevitabile

  “Non si spunta la spada del tiranno urtandola con un acciaio meglio affilato”. 

Così scriveva nel 1991 don Tonino Bello, vescovo e presidente di Pax Christi.

Ancora una volta minacce di guerra, in questi giorni, alimentano inquietudini e rendono urgente un’azione comune, di tutti gli uomini di buona volontà, perché la pace venga preservata e costruita attraverso il dialogo, il confronto per cercare di superare le divisioni e i conflitti, proteggere gli indifesi.

Tutto può essere perduto con la guerra!

Nonostante i dubbi e le perplessità e la chiara opposizione di molti paesi, alcuni dei quali suoi tradizionali alleati, il governo degli Stati Uniti marcia deciso verso un attacco contro l’Iraq.

Questa guerra incombente è voluta e già in atto nelle menti di quanti l’hanno pianificata fin nei minimi dettagli, nelle borse di tutti i continenti e nei mercati internazionali, nei programmi televisivi. Siamo ormai abituati a sentire delineare possibili scenari e subdolamente ad accettare come inevitabili i danni e le perdite di vite umane. Sembra quasi normale che si contino i nostri morti, mentre la massa dei nemici morti, donne, vecchi e bambini inclusi, non sembra essere argomento interessante di riflessione, non viene quantificata e non merita il nostro cordoglio.

Non possiamo e non vogliamo rassegnarci alla guerra! La guerra non è una fatalità: essa è sempre una sconfitta per tutta l’umanità. La guerra e ancor più la guerra preventiva è vietata categoricamente dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale: essa sarebbe pertanto illegale, illegittima e immorale.

Come cittadini e come uomini dobbiamo opporci con tutte le nostre forze a questa scelta dissennata della guerra preventiva, che finirebbe per aprire scenari incontrollabili e impensabili di violenza e morte. Non può essere accettata questa nuova dottrina politica e strategica che consente azioni militari unilaterali contro tutti quei paesi, dai quali ci si possa sentire, in qualche modo, minacciati. Così facendo, infatti, qualunque paese potrebbe sentirsi autorizzato ad attaccare preventivamente il proprio nemico, gettando il mondo intero nel caos, nell’anarchia. Seguendo questa strada si infliggerebbe un colpo mortale al diritto e alle Istituzioni internazionali, all’ONU, alla pace.

I vili attentati dell’11 settembre 2001 hanno colpito e lacerato la coscienza civile di ogni sincero democratico, amante della pace. Tuttavia essi hanno reso più evidente la necessità di ripensare il sistema delle relazioni internazionali, fondandole su valori e principi nuovi e condivisi. Noi amiamo gli Stati Uniti, come popolo, come cultura, con il rispetto dovuto a chi si è guadagnato meriti indiscutibili nel campo della democrazia e della libertà. In forza di questo amore e di questo rispetto ci sentiamo in dovere di manifestare il nostro franco dissenso, di avvertire il popolo americano che il loro governo sta compiendo una scelta sbagliata.

La lotta al terrorismo internazionale e alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, chimiche, nucleari e batteriologice, nascondono ben altri obiettivi. E’ evidente a tutti che lo scopo vero dell’occidente industrializzato è quello di ridefinire i suoi rapporti di forza con il Sud del mondo ( e quello arabo rappresenta il Sud più rivendicativo in virtù delle risorse energetiche), che chiede di poter uscire da una condizione di subalternità. Il nuovo ordine internazionale non si costruisce con l’unilateralismo del più forte, aumentando l’ingiustizia economica e sociale.

La guerra non è che la febbre rivelatrice di un malessere profondo dell’organismo. La febbre la si può temporaneamente far calare con i farmaci, ma se non si aggredisce il male profondo alla radice, non si eliminano le situazioni profonde di ingiustizia e di squilibrio, il mondo continuerà a battere i denti in preda al delirio.

Chiunque minaccia la pace, e cioè il terrorismo internazionale, i regimi dittatoriali e sanguinari come quello di Saddam Hussein, vanno combattuti e sconfitti. La strada non è però quella della guerra, ma quella della promozione, ad ogni livello della libertà, della democrazia, dei valori dell’uomo. Non è con nuove vittime innocenti, con nuove stragi, con nuovo terrore, con nuovo sangue che si sconfiggono i dispensatori di odio, i carnefici del proprio popolo.             

La violenza non risolve i conflitti, ma ne accresce soltanto le drammatiche conseguenze. “Se non vengono messi al primo posto la pace, la solidarietà, la mutua convivenza, l’accoglienza reciproca, l’ascolto e la stima dell’altro, l’accettazione, il perdono, la riconciliazione delle differenze, il dialogo fraterno e quello politico e diplomatico, mentre vengono contemporaneamente messe al bando le rappresaglie della guerra, se non vengono disarmate non solo le mani ma anche le coscienze e i cuori, noi avremo sempre a che fare con nuove forme di violenza ed anche di terrorismo. Riusciremo magari a spegnerle per un momento ma per vederle risorgere impietosamente altrove”. (C. M. Martini – Terrorismo, ritorsione, legittima difesa, guerra e pace – 06/12/2001).

Fini di pace e mezzi di pace: questo deve essere il nostro impegno. Tutti dichiarano di volere la pace, ma molti per perseguirla usano mezzi violenti.. La guerra non è mai strumento di pace, perché risolve i conflitti eliminando l’avversario: allora la pace diventa il regno dei morti non dei vivi. Non potremo mai essere felici, costruire un mondo più giusto e pacifico se saremo gli uni contro gli altri: il futuro dell’umanità non potrà essere assicurato dal terrorismo e dalla logica della guerra. La pace è conquista quotidiana: dobbiamo essere sentinelle della pace nei luoghi in cui lavoriamo e viviamo. Sul terreno della pace non ci sarà mai un fischio finale che chiude la partita. Bisognerà sempre giocare ulteriori tempi supplementari. Tutto questo indubbiamente può provocare delusione e stanchezza e crisi da insuccesso. Ma chi è convinto che la pace è un bene essenziale ed irrinunciabile, troverà sempre nuovi stimoli per continuare la lotta anche nelle situazioni di scacco in cui è tenuto dalla storia.

I tempi sono difficili, ma non dobbiamo lasciarci andare, non dobbiamo rassegnarci, non possiamo e non dobbiamo farci prendere dalla paura e dallo sconforto. La violenza è sempre un cammino di morte e di distruzione che disonora la dignità dell’uomo.

                         Mai più la guerra, mai più la violenza, mai più il terrorismo. 

Sezze 05/03/03                                                                                Comitato cittadino per la pace  

| Gavino Angius | Forum Pace Sezze 2005 |