Passeggiate archeologiche 

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> 29 marzo 2015:  1a tappa del Gruppo “In difesa dei Beni Archeologici”

a cura di Fabrizio Paladinelli, Vittorio Del Duca e Ignazio Romano

    Alla scoperta delle Cese della Longara

                Passeggiata di primavera in Semprevisa    "Si al Parco dei Lepini"

scheda tecnica:

Organizzatori: 

Gruppo In Difesa dei Beni Archeologici di Sezze

Coordinamento Legambiente  Provincia di Latina

Data escursione Domenica 29 marzo 2015

Appuntamento:

Ore 8,30 Sezze località Zoccolanti parcheggio del centro commerciale Le Fontane.

Ricordatevi che nella notte di domenica entra in vigore l'ora legale - alle 2 lancette avanti di un'ora -
Dal parcheggio proseguiremo alla volta della Longara usando meno auto possibili.
Ritorno previsto al punto di partenza ore 13:00 circa
Tipologia escursione: Ambientale/archeologico
Lunghezza percorso: Km 7

Dislivello in salita: m 280
Distanza in salita: Km 3,5
Tipologia terreno: sterrato, sentiero di montagna
Difficoltà: escursionistico (E)
Acqua al seguito - Abbigliamento comodo - K-way anti-pioggia - Scarpe antiscivolo

Sezze si raggiunge percorrendo la S.S. dei M. Lepini fino a Sezze Scalo. Si salgono i tornanti al primo incrocio si svolta a sinistra (direzione cimitero) raggiunta la località Zoccolanti si prosegue in direzione Roccagorga fino al centro commerciale Le Fontane (P) vedi mappa.

Dal centro commerciale partiremo con il numero minimo di auto verso la Longara, ai piedi del massiccio del M. Semprevisa.

Lasceremo le auto alla fine della strada sterrata della Longara quota 540 m. Da dove partiremo a piedi  fino a raggiungere quota 840 m dove incroceremo la strada forestale di M. Forcino.  Proseguiremo in discesa la sterrata fino ad incrociare la deviazione per V. Tre Pozzi. Scenderemo la valle fino a raggiungere il punto di partenza. Quest'area sarà il contributo del territorio di Sezze al Parco dei Lepini. La pedemontana Roccagorga, Sezze, Bassiano diventerà il confine del parco di questo versante.

Nell'anno dell'Expo italiano il cui tema è l'alimentazione non possiamo fare a meno di dedicare l'escursione di primavera alla produzione del cibo sano prodotto attraverso un'agricoltura rispettosa dell'ambiente capace di nutrire ancora chi verrà.

"Ritornare alla terra per seminare il futuro"

Abbiamo pensato di farlo raccontandoci come per generazioni gli uomini e le donne che hanno abitato l'area intorno a Valle Tre Pozzi siano riuscite a produrre per millenni il cibo per il proprio sostentamento in un'area che oggi noi non riusciamo più ad immaginare capace di sostenere una comunità

Valle Tre pozzi è un'ampia valle che dal versante Sud del Semprevisa degrada dolcemente fino a diventare quasi pianeggiante nella zona della Longara. Presenta numerosi terrazzamenti  dette Cese usate per scopi agricoli fino agli anni settanta, prevalentemente venivano coltivati cereali ed alberi da frutto. Un vigneto è stato coltivato fino a qualche anno fa, quando un incendio boschivo lo ha distrutto. Tutt'ora l'ente pubblico da in concessione d'uso questi terreni che vengono oggi utilizzati per l'allevamento.

Questo percorso attraversa una zona montana del territorio di Sezze che è stata abitata da millenni. Ne sono testimonianza i ritrovamenti di sepolcreti dell'età del bronzo rinvenuti  nella Grotta Vittorio Vecchi alla base di M. Fulcino nel 1987 e della presenza della torre Masi. Una torre difensiva, probabilmente di epoca medievale, che controllava il passaggio lungo V. Naforte.

Le cèse e i prodotti del territorio a km zero

Dal latino cedere, participio passato femminile “cessa” ( ceduta, .. assegnata), le cèse erano piccoli lotti di terra, spesso non superiore ad una misura  romana (3640 mq), assegnate ai contadini dai grossi proprietari terrieri o dalla Chiesa, dietro corrispettivo di un canone, quasi sempre enfiteutico, chiamato  livello, che poteva stabilirsi sia in natura che in denaro. L’assegnatario della terra veniva registrato in un apposito registro tenuto dagli esattori e dai canonici chiamato “cabreo” o “ libello”, da cui la denominazione di livello. 

Le cèse della Longara, come le altre del territorio, risalgono ai primi dell’Ottocento, nel periodo immediatamente successivo alla bonifica della palude di Pio VI, quando la Vallata di Suso, come riferisce il Lombardini nella Storia di Sezze, cominciò a popolarsi di genti provenienti dal Circondario di Frosinone  e dalle province meridionali, che i sezzesi chiamarono  in seguito “susaroli”.  I primi immigrati giunsero come manovalanza per i  lavori di bonifica ma, a lavori finiti, vi restarono per lavorare nelle terre bonificate.   Come luogo di nuova residenza scelsero Suso, sia per la salubrità dell’aria che per la vicinanza alla pianura. Dissodarono le terre, delimitarono le  cèse  e vi costruirono le abitazioni : le capanne di “stramma”.

Così racconta il Lombardini  nella “Relazione sul censimento 1871 eseguito in Sezze”: 

“ …Circa l’esteso territorio superiore denominato Suso, giova avvertire che sui primi di questo secolo (1800) esso era quasi totalmente disabitato, e solo nell’autunno, si popolava delle famiglie agiate, che vi posseggono case di villeggiatura, e di altri pochi possessori di vigne. Dopo il 1816 gradatamente una colonia fornita dal Circondario di Frosinone in massima parte viene a trapiantarvisi, la quale sempre più aumentando ha potuto raggiungere la cifra di popolazione che notammo (2317 abitanti), frazionando le proprietà e moltiplicando le abitazioni”.  

Nella cèsa vi si coltivava tutto ciò che era indispensabile ai bisogni della famiglia, grano, granturco, viti, alberi da frutta, ecc,  vi si allevavano maiali, conigli  ed animali da corte. Insomma, nella cesa si produceva tutto quello che oggi chiamiamo “ prodotti del territorio a km zero”

segue il fotoracconto della passeggiata in alcune foto delle precedenti edizioni ....

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