Mostra fotografica di Angelo Marchetti |
Mostra didattica sulle farfalle dei Monti Lepini |
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Vanessa
del cardo (Cynthia cardui)
foto e testo del Prof. Angelo Marchetti |
All’ I.S.I.S.S.
“Pacifici e De Magistris”
di
Sezze, è stata
realizzata dal prof. Angelo Marchetti una mostra sulle farfalle.
In essa sono esposte 70 foto di farfalle presenti
nel territorio dei Monti Lepini: da quelle più comuni a quelle più
rare. una
presentazione video
. Le visite alla mostra saranno curate dai professori: Patrizia
Mattei e Angelo Marchetti Considerazioni
generali sullo studio realizzato
L’osservazione è stata orientata principalmente sulle farfalle diurne
ed ha interessato alcune zone di Sezze e Bassiano nel versante
occidentale della Semprevisa, in un piano altitudinale compreso tra i 400
e i 1100 metri: Valle dei Santi, Valle Tre Pozzi, Longara, M te
Colavella, M te del Cerro, M te Serapica. I
dati sulla presenza delle farfalle sono stati raccolti in tutto l’arco
dell’anno con osservazioni più sistematiche e regolari nella tarda
primavera e in estate, quando si rileva il numero più alto, allo stato
adulto, di questi interessanti insetti.
Si è cercato di osservare le farfalle nel loro habitat preferito, di
capire la loro preferenza verso le piante da suggere e da
“bottinare” e il grado di presenza e di frequenza nei diversi
ambienti e sono state preparate delle schede riassuntive. L’antropizzazione
selvaggia, però, degli ultimi decenni, che
ha sostituito le siepi naturali con i muri di cemento, le strade
bianche e polverose con l’asfalto, i fossi pieni d’acqua con onde di
cemento, ha allontanato irreversibilmente una buona parte delle specie
di farfalle dai luoghi maggiormente urbanizzati e con ambienti più
artificiali. Del
resto, una monotona siepe di tuja e un bel prato inglese,
continuamente rasato e senza un fiore, al posto di un variegato prato
naturale, non rappresentano allettanti stazioni di rifornimento per i
lepidotteri: essi, infatti, non depositeranno mai un uovo sulle piante
esotiche introdotte nei giardini e avranno difficoltà a succhiare
nettare da fiori vistosi, ma poveri del gustoso succo. L’uso,
poi, irrazionale dei diserbanti e degli insetticidi nei coltivi e nei
giardini ha reso ancora molto più difficile la sopravvivenza dei
bruchi, che, quando non sono uccisi dal veleno, non trovano più la loro
pianta nutrice. Ma,
per fortunate combinazioni, molti degli ambienti
naturali e coltivati, si
sono conservati intatti; basta, infatti, allontanarsi dai centri abitati
e raggiungere gli spazi aperti collinari e montani per ritrovare alcuni
ambienti caratteristici frequentati da gran parte delle specie di
farfalle delle zone temperate. Vi
si ritrovano quasi tutti i biotopi favorevoli alla vita e riproduzione
delle farfalle:
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