LEPINIA e MISTERI LEPINI

presentazione

 

Sabato 10 novembre ore 18,00 - centro sociale "U.Calabresi"

Lidano Grassucci presenta due libri

Lepinia e Misteri Lepini: Lidano Grassucci presenta la "sua" Sezze a Sezze. Per la prima volta nei luoghi che lo hanno cresciuto e che, come sottolineato dal sindaco Andrea Campoli, hanno avuto forse il "torto" di venire dopo tanti altri che hanno voluto ascoltare i racconti stralunati e profondi dei

popoli che hanno fatto la storia dei Monti Lepini e di Latina. Attentissima la platea che per due ore ha ascoltato, ascoltandosi, i racconti della vita delle persone, della comunità di un ieri che è appena dietro la porta, ma già dimenticato. da "Il Territorio" del 11-11-2007

Grande successo di pubblico alla presentazione dei libri, Lepinia e Misteri Lepini, di Lidano Grassucci edizioni “Il Territorio”

Lepinia, un ritorno alla setinità pura

di Sergio Corsetti, pubblicato su "Il Territorio" del 12-11-2007
Al tavolo dei relatori il sindaco, Andrea Campoli, il presidente del consiglio, Giovanni Zeppieri, l’assessore Remo Grenga, Salvatore La Penna e Luigi Mantuano, oltre, ovviamente, all’autore. Grassucci: “Abbiamo dimenticato quello che siamo stati”
Anche “Nina che t’ho portato”, inno della Lepinia, cantato da Joan Baez, segna un ritorno alla setinità. O almeno ne è un auspicio. La presentazione dei due libri di Lidano Grassucci, Lepinia e Misteri Lepini rappresenta l’occasione giusta per affrontare il tema delle origini e del futuro di un popolo e di un territorio, quello di Sezze. Al tavolo dei relatori il sindaco, Andrea Campoli, il presidente del consiglio, Giovanni Zeppieri, l’assessore Remo Grenga, Salvatore La Penna e Luigi Mantuano, oltre, ovviamente, all’autore. “I miei racconti partono dall’infanzia, dai racconti di nonna – attacca Grassucci - rappresentano la setinità del 800 non quella del 900”. “Mi sono appassionato prima e rifatto poi – prosegue il direttore de Il Territorio - alle opere di Bocca e Biagi che raccontano le Langhe e l’appennino tosco-emiliano. Perché non succede da noi?” Da qui i due libri che appartengono “ad una forma di letteratura divertente per sapere chi siamo e poterci confrontare con gli altri. Non si tratta né di una ricerca scientifica né di una ricerca di letteratura. Vorrebbe servire a superare la sezzesità a favore della setinità”. “La storia di Sezze – dice Grassucci - non è inferiore a quella delle Langhe o dell’appennino. Attraverso i miei pensieri e i miei ricordi, uniti a quelli dei lettori potrebbe crearsi una memoria collettiva. Abbiamo dimenticato quello che siamo stati. Ma l’integrazione nasce solo dalla coscienza delle radici altrimenti c’è solo confusione”. Sulla verità storica delle vicende narrate l’autore è schietto: “le mie storie non sono vere. Sono verosimili. Rappresentano una letteratura fantastica basata sui miti”. In conclusione arriva il grido di speranza per il paese lepino che “deve tornare ad essere il centro storico di un nuovo agglomerato urbano. Da Sezze, infatti, è partita la classe dirigente di Latina. Ora non più. Si è perso, forse, il fervore culturale e ciò va recuperato. La classe dirigente non nasce più qui occorre capire le ragioni in quanto quando se vanno le teste il ceppo muore”. “Sono orgoglioso di essere nato qui – conclude Grassucci - Da ciò nascono i titoli in dialetto che a volte sono più efficaci. 

Ringrazio Marco Picca con il quale abbiamo scommesso su un gruppo editoriale che punti proprio su tutti questi fattori per fare comunicazione”. Il sindaco di Sezze parla della serata come un modo per riparare ad un torto nei confronti dell’autore. “Il tema dell’identità della popolazione che abita questo territorio necessita di indagini sociologiche – dice Campoli - Oggi stiamo vivendo un fenomeno straordinario, quello dell’immigrazione, anche con i problemi che esso porta con sé e dobbiamo prenderne atto. Mi sento in difficoltà quando sento parlare di “impacchettare” gli stranieri, nel senso di mandarli a casa, come è accaduto nella recente riunione con il prefetto sulla sicurezza, e lì ho portato l’esempio di Sezze dove gli immigrati rappresentano una ricchezza per il paese”. Riprendendo i temi di Grassucci il sindaco è convinto che “da questa collina può partire una nuova idea di politica. Una nuova classe politica per la soluzione dei problemi dei cittadini e per far questo non si può non iniziare dalla comprensione di che cosa siamo stati e di che cosa siamo”. Per Luigi Mantuano il testo di Grassucci è “onirico, fantastico e descrive non luoghi. L’identità e le tradizioni non sono un problema. Bisogna pensare al futuro”. Per Salvatore La Penna il lavoro di Grassucci “non ha uno scopo letterario ma di geopolitica. Il suo stile punta sull’ironia e sulla vis comica utilizzando anche battute in dialetto. Anzi un mix di dialetti visto che Grassucci mischia Sezzese, Bassianese, Sermonetano, Corese e quant’altro.

"Quella di Lidano Grassucci è una resistenza culturale, un disperato tentativo di negare ciò che al tempo stesso si testimonia disegnando in modo dettagliato i confini e l'esistenza di Lepinia. E se poi qualcuno ci crede e la prende sul serio è perché forse qualcosa di buono nel carattere setino c'è, ed è quella sottile ironia che ci porta ad esagerare tutto fino all'inverosimile."  Ignazio Romano