Via Francigena del Sud |
E’ fissata per il prossimo 4 ottobre a Fossanova, presso l’Abbazia Cistercense, l’inaugurazione ufficiale della Via Francigena del Sud, l’antico percorso dei pellegrini che nel corso dei secoli raggiungevano a piedi Roma dal sud Italia. In realtà lo stesso tratto, da Roma verso Fossanova, veniva coperto dai pellegrini che, dopo aver visitato la capitale, si recavano a Brindisi ad imbarcarsi per Gerusalemme e la Terra Santa. L’antico
percorso della Via Francigena del Sud è stato riscoperto e valorizzato
su iniziativa della Regione Lazio e della Compagnia dei Lepini, in
collaborazione con l’organizzazione dei Cammini Devozionali
d’Europa. Il progetto, infatti, rientra in più ampio programma di
valorizzazione del patrimonio culturale europeo, nato sulla scia della
riscoperta e rivalutazione del Cammino di Santiago de Compostela, in
seguito al quale nel 1994 il Consiglio d'Europa ha riconosciuto la Via
Francigena come Itinerario Ufficiale dei cosiddetti “Cammini
d'Europa”, considerandola un prezioso patrimonio storico, culturale e
turistico. La
Via Francigena del Sud, che sarà appunto inaugurata il 4 ottobre,
unisce l’Abbazia di Fossanova a Roma passando attraverso numerosi
paesi della provincia di Latina, tra cui: Priverno, Sezze, Bassiano,
Roccagorga, Maenza, Sermoneta, Norma, Cori, alcuni della provincia di
Frosinone ed altri della provincia di Roma fino ad arrivare a Velletri e
Castelgandolfo. L’inaugurazione
della Via Francigena del Sud prevede una serie di manifestazioni che si
svolgeranno a Fossanova per l’intera giornata del 4 ottobre, e la
copertura a piedi dell’intero percorso dei pellegrini dal 4 all’11
ottobre, con il calendario delle tappe che verrà reso noto nei prossimi
giorni. Al cammino da Fossanova a Roma parteciperanno centinaia di
persone provenienti da tutta Italia e dal resto d’Europa. Il Presidente Alberto Alberti alla presentazione del 24 settembre a Cori L'Onorevole Di Resta con Il Sindaco e l'Assessore alla Cultura di Cori Il
Sindaco di Bassiano con il Direttore ed il Presidente della Compagnia
dei Lepini Il
4 ottobre il Borgo di Fossanova
sarà anche l’epicentro per l’evento
di presentazione delle “Vie Francigene nel Lazio”, il lavoro di
recupero e valorizzazione dei percorsi religiosi nel Lazio per Roma. “Il
nostro territorio si trova ad avere le condizioni ideali
per raccogliere la sfida sul terreno dei cammini devozionali, poiché
possiede un potenziale straordinario sotto il profilo storico, religioso
e paesaggistico – afferma
Fabrizio Di Sauro, direttore della Compagnia dei Lepini – Si tratta di
un patrimonio su cui stiamo puntando molto ed è per questo che la Compagnia
dei Lepini ha bruciato le tappe che portano alla inaugurazione del
tratto sud della Via Francigena in netto anticipo rispetto agli altri
cammini devozionali del Lazio per Roma. Si è giunti a questo risultato
grazie alla capacità della Compagnia di lavorare in squadra e
collaborazioni ai più alti livelli, quali: Parco dell’Appia Antica,
Parco dei Castelli Romani, Associazioni Cori del Lazio, Touring Club
Italia. Da rilevare che la Regione ha compiuto una scelta strategica
importante, puntando sul turismo legato ai cosiddetti “cammini
devozionali”, vale a dire le antiche e moderne vie dei pellegrini
verso santuari e luoghi religiosi. L’iniziativa rientra in un più
ampio progetto europeo che si concretizza in un piano strategico rurale:
in tal modo l’economia delle zone rurali riesce ad acquisire forza
grazie alla spinta propulsiva di un progetto turistico-culturale”.
LA
VIA FRANCIGENA NELLA STORIA Nel
Medioevo erano molti coloro che
decidevano di mettersi in viaggio per motivi devozionali o penitenziali
verso le più importanti mete della religiosità cristiana. Tre erano le destinazioni di maggior prestigio per questa umanità
migrante: Roma, luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo; Santiago
de Compostela, alla volta della tomba dell'apostolo San Giacomo; Gerusalemme,
la Terra Santa. E tre simboli differenti accompagnavano i diversi viandanti: la
conchiglia per i pellegrini diretti a Santiago de Compostela,
la croce o la palma per quelli che andavano a Gerusalemme, la
chiave per coloro che si dirigevano alla volta di Roma. Il
percorso che i pellegrini provenienti dalla Gran Bretagna o dal nord
della Francia percorrevano per raggiungere Roma prese il nome di Via
Francigena, cioè dei francesi; anticamente era chiamata Via Francesca o
Romea, e talvolta era anche detta Franchigena. È
il tragitto di un pellegrinaggio compiuto per la prima volta da Sigerico
arcivescovo di Canterbury nel 990, che in una sorta di diario narrò le
vicende del suo viaggio di ritorno da Roma a Canterbury in Inghilterra,
dopo aver ricevuto il mantello vescovile dal Papa. Sigerico compì il
tragitto in 79 tappe, percorrendo ogni giorno la distanza media di circa
20 chilometri. Dopo
l'interesse suscitato dalla "riscoperta" del Cammino di
Santiago de Compostela negli anni '70, anche in Italia è nato e si è
sempre più sviluppato l'interesse per la Via Francigena. Ovviamente
l'antico percorso giaceva quasi interamente sotto l'asfalto delle
moderne vie di comunicazione che, nel corso dei secoli, si erano
sviluppate sul tracciato di quelli che furono i principali assi stradali
dell'età romana e del Medioevo. Il
percorso si sviluppa per la lunghezza di circa 1.600 chilometri: da
Canterbury si giunge a Dover per attraversare la Manica; da Calais si
attraversa la Francia e la Svizzera per giungere fino alle Alpi, che
vengono attraversate al colle del Gran San Bernardo. Sul territorio
italiano la via Francigena si sviluppa per circa 900 chilometri partendo
dalla Val d'Aosta, scendendo poi verso Vercelli e attraversando Pavia,
Piacenza e Parma. Valicati gli Appennini, da Pontremoli si scende a
Lucca, San Gimignano, Siena e Viterbo, per giungere a Roma. LA
VIA FRANCIGENA DEL SUD La
Francigena del Sud era il percorso, o meglio una rete di percorsi, che
univa Roma a Brindisi, principale imbarco dei pellegrini verso la Terra
Santa. Ma lo stesso percorso veniva utilizzato anche in senso inverso
dai viandanti provenienti dal Sud Italia e diretti in pellegrinaggio
nella città di San Pietro. La Via Francigena del Sud, nella sua parte che attraversa la regione Lazio e più in particolare i Monti Lepini ed i Colli Albani, è un percorso generalmente di media difficoltà, con caratteristiche tali che la rendono attraente e praticabile da una vasta gamma di “aspiranti pellegrini”. La situazione climatica la rende percorribile agevolmente per tutto l’arco dei dodici mesi. Il tracciato attraversa centri medievali, edifici storici inalterati nei secoli, basiliche ed abbazie, conventi e santuari di grandissima rilevanza non solo religiosa ma anche artistica e culturale come poche altre zone appenniniche. LA COMUNITA' EUROPEA E LA VIA FRANCIGENA A
partire dal 1994,
il Consiglio d'Europa ha dichiarato la Via Francigena "Itinerario
Culturale Europeo", come il cammino di Santiago de Compostela in
Spagna, affermando attraverso la valorizzazione del patrimonio
monumentale ed artistico del Vecchio continente, l'identità culturale
europea nelle sue diversità e nella sua unitarietà. La Via Francigena
rappresentò l'unione e la comunicazione tra le varie culture e le idee
dei diversi paesi d'Europa. Riprendendo l’assunto del filosofo Göethe:
secondo cui la coscienza d'Europa è nata sulle vie di pellegrinaggio,
possiamo dire che la Via Francigena rappresenta l’elemento principale
su cui fondare la nuova identità europea secondo un’ottica di
integrazione culturale, economica, artistica, politica e religiosa. LA
REGIONE LAZIO In
Italia, per molti anni questi sentieri sono stati abbandonati e molti
degli antichi tracciati, che già nel medioevo e nell’età romana
costituivano i maggiori assi di comunicazione, sono stati trasformati in
strade provinciali e autostradali. La riscoperta del Cammino di Santiago
de Compostela avvenuto negli anni ’70, ha fatto sì che anche in
Italia tornasse in auge l’interesse verso quello che per anni aveva
rappresentato il maggiore punto di sviluppo economico e commerciale: La
via Francigena. Così dapprima gli studiosi, poi gli appassionati e i
cultori del turismo religioso, con vernice e pennello, hanno cominciato
a segnare sentieri e percorsi, cercando di recuperare, ove possibile, il
tracciato originario. La
Via Francigena per l’Italia è un tesoro turistico in quanto essa
integra, cultura, religione, natura e gastronomia, dal punto di vista
territoriale ed economico. La regione Lazio che da tempo sta lavorando
sullo sviluppo integrato del territorio per aree omogenee, ha dimostrato
un’ampia attenzione a questo tema tanto da definire e pubblicare una
legge (L.R. 19 del 2006) relativa alla valorizzazione culturale,
turistica e ambientale della Via Francigena e degli altri itinerari
culturali regionali riconosciuti da parte del Consiglio d’Europa. Nel
2008 l’assessore regionale alla cultura, Giulia Rodano, in riferimento
ai criteri per l’attuazione e lo sviluppo delle aree integrate
istituite ai sensi della L.40/99, in conformità con i tematismi
individuati, ha deciso di destinare parte dei fondi disponibili alla
individuazione e messa in sicurezza delle Vie Francigene nel Lazio,
sostenendo l’idea secondo cui la valorizzazione e la tutela di questi
“cammini” possa essere assunta a modello di sviluppo economico
locale così come è accaduto in Spagna con il Cammino di Santiago. L’Italia
e ancora di più il Lazio con Roma, geograficamente gode di una
posizione di vantaggio in quanto, oltre a rappresentare una delle tre
tappe fondamentali del pellegrinaggio cristiano, logisticamente e
idealmente rappresenta un ponte di collegamento tra Santiago e
Gerusalemme. Captare il flusso del turismo religioso di nicchia, quale
quello degli appassionati dei Cammini Religiosi, e direzionarlo non solo
verso Roma ma sull’intero territorio laziale ricco di storia,
tradizioni, cultura e paesaggi, significa potenziare l’economia locale
in modo integrato sviluppando una rete di servizi e strutture
turistico-ricettive a prezzo contenuto e dislocate razionalmente
rispetto alle tappe del percorso, valorizzando contemporaneamente
risorse artistiche, aree naturalistiche, prodotti e produzioni tipiche e
locali. Un
“viaggio” di questo tipo, svolto soprattutto a piedi, facilita il
contatto con la natura e con le persone, richiamo straordinario e ben
conosciuto solitamente dai pellegrini. Nel pellegrinaggio infatti il
viaggio è importante quanto la meta. Ci si ferma per meditare, per
scoprire, per conoscere l’arte, la storia, la cultura, la natura, la
religiosità del luogo. Ripercorrere oggi questi antichi cammini può
contribuire a mettere a confronto, far dialogare, unire i popoli,
favorendo la trasmissione di valori, lo scambio di culture, la reciproca
conoscenza. LE
VIE FRANCIGENE NEL LAZIO Il
Lazio, e ancora più Roma che fin dalla storia più antica è stata
epicentro della cristianità, è attraversato per longitudine e
latitudine da una molteplicità di sentieri e percorsi sacri
diversificati per paesaggi, monumenti e tradizioni, tutti estremamente
interessanti e accattivanti oltre che strettamente ricollegabili alle
Vie del Sacro: dalla via Francigena, alle vie che conducono alle
innumerevoli abbazie cistercensi e benedettine dislocate sul territorio
regionale. Questi
percorsi possono essenzialmente essere distinti per almeno quattro
direttrici essenziali:
La
Regione Lazio, al fine di comunicare e valorizzare il processo attivato,
ha promosso un evento di rilevanza regionale ponendo l’accento sugli
aspetti essenziali del pellegrinaggio oltre che sulla integrazione
territoriale e culturale in un’ottica di sviluppo e coinvolgimento
capillare e sinergico. Così ognuno dei territori
referenti delle quattro maggiori direttrici hanno stilato un
programma di cammino dei primi 100 km verso Roma. Il
04 ottobre ci sarà a Fossanova presso l’Abbazia Cistercense,
identificata ed inserita dalla stessa Regione Lazio tra i Grandi
Attratori Culturali, un momento di animazione culturale e di
rappresentazione delle attratività più significative del territorio
laziale attraversato dalla Via Francigena. A tale fine il Borgo di
Fossanova particolarmente suggestivo e molto adatto rispetto al tema,
sarà l’epicentro per l’evento di presentazione delle “Vie
Francigene nel Lazio”, occasione in cui oltre a descrivere il lavoro
di recupero e valorizzazione dei percorsi religiosi nel Lazio per Roma,
si offrirà ai visitatori la migliore combinazione tra produzioni
culturali ed enogastronomiche. A
tale proposito è stato ricercato e studiato un pasto tipico del
pellegrino che verrà preparato e distribuito in loco. Esso, frutto di
un’attenta ricerca è la combinazione ideale tra prodotti tipici del
luogo e cibi generalmente consumati dal pellegrino in cammino. Nell’area
saranno promosse le migliori aziende produttive territoriali;
nell’occasione sarà allestita una postazione multimediale, a cura
della LAIT SPA, tramite la quale sarà possibile visualizzare i percorsi
virtuali degli attrattori culturali e del portale “culturalazio.it”. I
visitatori saranno messi in condizione di percorrere a piedi un tratto
del cammino francigeno che conduce a Fossanova. L’evento
avrà la durata dell’intera giornata. Un
momento di grande suggestione e significato culturale sarà costituito
dall’arrivo dei pellegrini (appartenenti al noto “Gruppo dei 12”)
al Borgo di Fossanova, con la consegna del Bordone e la recitazione in
latino delle preghiere di ringraziamento. Altro
momento di grande significato culturale sarà la rassegna dei Canti
Gregoriani e musiche medievali che si terranno all’interno
dell’Abbazia di Fossanova a cura dell’Associazione Cori del Lazio. L’evento
del 04 ottobre 2009 a Fossanova inaugura la “Prima festa itinerante
dei cammini per Roma delle Vie Francigene del Lazio”. Pertanto in
questo giorno da ogni direttrice partiranno dei gruppi di pellegrini
e camminatori che giungeranno tutti contemporaneamente a Roma
l’11 ottobre dove, accompagnati dai rappresentanti dei territori
“camminati” e guidati dal presidente della Regione Lazio, Piero
Marazzo, faranno l’ingresso a Piazza san Pietro. Ogni
percorso sarà caratterizzato da almeno cinque tappe, una per ogni
giornata e distanziate a intervalli regolari di circa 25 Km, ognuna
delle quali sarà supportata da eventi culturali che esprimeranno
l’accoglienza delle comunità locali all’arrivo dei pellegrini. Per
ognuna delle ripartenze si avrà la consegna rituale del bordone del
pellegrino (Baculum) secondo la formula del Codice Callistino del
1300, che altro non è se non la cerimonia di accoglienza e di
benedizione dei pellegrini all’arrivo in ognuna delle città tappa del
pellegrinaggio. Chi
sceglierà di incamminarsi sulla Via Francigena alla riscoperta di
splenditi sentieri non ha bisogno di molte cose se non di quelle minime
ed essenziali per affrontare il viaggio: scarpe da ginnastica e/o da
trekking, zaino, cappello, indumenti
semplici e pratici, zaino e “Bordone”. A questo kit essenziale può
aggiungersi una macchina fotografica per immortalare le immagine di
paesaggi ancora incontaminati e una borraccia con dell’acqua fresca. Camminare
i primi 100 km da Fossanova
verso Roma La
Compagnia dei Lepini, su mandato della Regione Lazio ed in
collaborazione con diverse associazioni che si occupano della
valorizzazione della Via Francigena in un’ottica di sviluppo economico
e territoriale integrato, da alcuni mesi sta lavorando sulla riscoperta
dell’antico tracciato che da Roma portava fino a Brindisi. Il 28 marzo
2009 a Fossanova è stato presentato il primo tratto della Via
Francigena Sud unanimente definitivo uno dei più suggestivi e riccchi
di testimonianze storiche e di bellezze naturalistiche dell'intero
tratto italiano della via Francigena. Percorso che, nella parte che
interessa il comprensorio lepino, segue una duplice direttrice, a
cavallo delle provincie di Roma e Latina. Da Fossanova si potrà
scegliere di giungere a Roma percorrendo la via principale con valenza
storica e archeologica, che nasce ad Artena e prosegue per Segni,
Montelanico, Carpineto, Roccagorga e Priverno; oppure scegliere una
variante più interna comunemente conosciuta come la “Via di San
Tommaso d’Aquino”, che raggiunge per l'appunto l'abbazia di
Fossanova dopo aver toccato Giulianello, Cori, Ninfa, Norma, Sermoneta,
Bassiano e ancora Priverno – dove i due percorsi si congiungono e ne
formano uno solo fino a Sonnino e per i secondi cento chilometri verso
Cassino. Il progetto dei primi cento chilometri della via Francigena del
Sud – da Roma a Fossanova, verso Gerusalemme – è stato elaborato e
verrà realizzato grazie al sostegno tecnico e finanziario della Regione
Lazio, oltre che all’accordo strategico che la Compagnia dei Lepini ha
sottoscritto con il Parco dell’Appia Antica, il Parco dei Castelli
Romani, e il Consorzio delle Biblioteche e dei Musei dei Castelli
Romani. Infatti partendo da Fossanova si arriverà a Roma passando per
Castel Gandolfo e proseguendo attraverso il parco dell’Appia Antica.
Per la Compagnia dei Lepini, società partecipata che si occupa di
sviluppo locale, le opportunità economiche offerte dal turismo
religioso e dal turismo culturale sulla via Francigena – un turismo
giovane, un settore mai in crisi – sono un obiettivo prioritario. La
Società partecipta dai comuni dei Lepini ha affidato a un team di
professionisti la progettazione del percorso: che privilegia per quanto
possibile, come richiesto peraltro dall'Unione europea, strade e
sentieri abbandonati o trascurati, alternativi alle normali strade
carrabili, che abbiano un particolare interesse ambientale,
paesaggistico, rurale e spirituale; e che consente l'accesso diretto ai
centri storici dell'area lepina. L'attrattiva del percorso fisico in sé,
tuttavia, è solo una delle componenti del progetto. Per assicurarne il
successo è necessario realizzare iniziative di valorizzazione e
soprattutto entrare nel mercato nazionale e internazionale. La Compagnia
dei Lepini, pertanto, ha avviato forme di stretta collaborazione non
solo con soggetti istituzionali, come la Regione Lazio e i partner
internazionali della Rete europea dei cammini, ma anche Associazioni
operanti ai massimi livelli: l'Opera romana pellegrinaggi (leader
mondiale del turismo religioso), il Touring Club (riferimento
internazionale del turismo culturale), Civita (prestigiosa associazione
di valorizzazione e progettazione culturale) – con il coinvolgimento
delle associazioni e delle pro loco attive sul territorio. Per un
progetto che, in una fase di crisi economica acuta, vuole dare risposte
già nel breve periodo, con un impatto immediato. TUTTE LE TAPPE 4-11 OTTOBRE DA FOSSANOVA A ROMA 4
ottobre Borgo di Fossanova
Festa d’ inaugurazione
L'Onorevole Giulia Rodano arriva all'abbazia dopo il percorso a piedi Fabio Benvenuti presenta l'incontro pubblico Il Sindaco di Priverno Umberto Macci Don Fabrizio Bagnara, amministratore Opera Romana Pellegrinaggi Maria Carmen Furelos Gaitero, Presidente dei Cammini d'Europa Cerimonia dell'accoglienza dei pellegrini all'abbazia Esibizione dei cori del Lazio
5
ottobre: Fossanova - Sezze
Incontro con una scolaresca (Priverno) Concerto del complesso Tant m’abelis ensemble: musiche medievali e voce recitante sul tema “Pellegrinaggi” (Sezze, Auditorium S.Michele Arcangelo - ore 19,00)
Carpineto Romano
Tappa unica della variante della Via Francigena “La Via dei
Papi”. Incontro con il
Presidente
N. Zingaretti
6
ottobre: Sezze - Bassiano
Recita del “Cantico delle Creature” di S. Francesco di
pellegrini italiani e stranieri (Sezze)
Incontro e colazione con i pastori in ambiente montano
Incontro dei pellegrini con la comunità locale (Bassiano)
Esorcismo con rituale galiziano: “Fuoco e fiamme contro gli
spiriti maligni sul Monte Semprevisa”
(Bassiano) 7
ottobre: Bassiano -
Sermoneta
Visita devozionale all’Eremo del Crocifisso e preghiera a S.
Giacomo di Compostela (Bassiano)
Musica e danze del 1500 del compositore Marco Fabrizio Caroso da
Sermoneta
(Sermoneta)
8
ottobre: Sermoneta - Cori
Illustrazione dell’Abbazia cistercense di Valvisciolo e
dell’Oasi di Ninfa Spettacolo medievale con gli sbandieratori, Carosello Storico ed il gruppo Tres Lusores Le melodie del Rinascimento lungo la Via Francigena La
Via Francigena rappresenta un patrimonio storico inestimabile, in
grado di restituire alla memoria tradizioni, usanze e saperi. In
questi giorni nel territorio dei monti Lepini è in atto l'inaugurazione
ufficiale dei cammini francigeni del Lazio con una serie di iniziative
lungo il percorso che accolgono i pellegrini diretti a Roma. A
Cori nella serata dell'8 ottobre, alle ore 20:00, presso la chiesa di
San Tommaso da Cori si esibirà il Complesso Strumentale “FANFARRA
ANTIQUA” in un concerto che presenterà squisitissimi brani
musicali e canti tra il XV ed il XVI secolo. Il
Complesso diretto dal M° Carlo Vittori si esibirà con strumenti e
costumi d’epoca in un programma di brani musicali che accompagnavano
le danze di corte dell'epoca, in particolare quelle legate a L'Arte
del Danzare del M° Fabritio Caroso da Sermoneta. Il
Complesso dedicherà anche particolare attenzione alle musiche popolari
della stessa epoca, musiche tramandate oralmente nel corso dei secoli,
ritmi che accompagnavano i balli popolari come il saltarello romano
danza tipica della campagna romana che comprendeva nel Rinascimento
anche il territorio dei monti Lepini. L'Associazione
musicale, presieduta dal M° Orazio Fanfani, viene alla luce nel 2001 e
si propone da subito di far conoscere la musica antica, oltre a
valorizzare il patrimonio musicale ed artistico del territorio del
Lazio. Scopo
essenziale del Complesso è quello di andare a riscoprire le musiche
rinascimentali, attraverso uno studio attento delle melodie
dell’epoca, in particolare quelle eseguite dai menestrelli nelle
corti, dai musicanti nelle piazze e dalle fanfare militari, nel tardo
Medioevo e nel Rinascimento. L'approccio
del Complesso al repertorio si indirizza soprattutto al recupero delle
sonorità del tempo a mezzo della costruzione di strumenti dell'epoca e
dello studio delle vocalità del tempo in cui furono composte le opere
da loro rappresentate. Nell'occasione
corese che sta inaugurando il percorso che da Gerusalemme giungeva a
Roma, e viceversa, il Complesso Strumentale “Fanfarra Antiqua” farà ricorso
all’importante collaborazione di maestri di musica antica come Carlo
Vittori (clavicembalo, chiarina), Carlo Marchionne (flauto, ciaramella),
Francesca Candelini (flauto), Anna Maria Gentile (viola da gamba), Laura
Fabriani (tammorra), Cesare Gonnella (tammorra, chiarina), Paolo Fantini
(tamburo) e del soprano Roberta Polverini. Importante l’attività concertistica per l’anno 2009 del Complesso che lo ha portato ad esibirsi in diverse città del Lazio ed all'estero. 9
ottobre: Cori - Velletri
Colazione rustica e festa al lago di Giulianello con la comunità
delle cicoriare dello Slow
Food
e canti delle Donne di Giulianello
Concerto della Corale Polifonica “San Michele Arcangelo”
diretta dal M° V. Galiano
(Velletri)
10
ottobre: Velletri – Castel Gandolfo
Concerto di musica religiosa classica e moderna diretta dal M°
M. Mignè eseguita
dall’associazione corale
Liberarmonia (Castel Gandolfo). 11
ottobre: Castel Gandolfo - Roma Cammino notturno da
Castelgandolfo a Roma
Lavacro rituale dei pellegrini Incontro
dei pellegrini provenienti dai diversi cammini per Roma ed ingresso a
Piazza San Pietro. Consegna, a ciascun camminatore del
Testimonium, pergamena che certifica l’avvenuto pellegrinaggio. >
Inaugurazione della Festa itinerante dei Cammini per Roma
La
Via Francigena del Sud I 100 chilometri del Cammino Fossanova - Roma TAPPE
DEL PERCORSO PRINCIPALE Prima
tappa (21 km): Abbazia
di Fossanova (17
m. slm) – Sezze (319 m. slm) Un
breve tratto prevalentemente pianeggiante e molto suggestivo quello che,
partendo dall’Abbazia di Fossanova (gioiello di spiritualità, puro esempio di
costruzione cistercense datata 1187) conduce in soli 8 km a Priverno.
Lasciata l’Abbazia, ci si inoltra su un sentiero campestre sul retro
del Borgo di Fossanova; superando con un sottopasso la massicciata di
una ferrovia dismessa, si raggiunge l’argine del fiume Amaseno. Si
segue un sentiero bellissimo con una fila di salici lungo il fiume con
uccelli acquatici che appaiono e spariscono fra il verde. Con il tiburio
dell’Abbazia sullo sfondo, si ha una sequenza di vedute che meritano
il pennello di un bravo pittore. Affacciato dai monti si scorge il paese
di Sonnino, da dove la Via
Francigena prosegue verso sud. Il sentiero si snoda lungo l’ampio
fondo valle, mentre sul fiume compaiono una diga, una cascata,
un’isoletta. Presto siamo ai piedi di Priverno
(151 m. slm), suggestivo centro medievale che si raggiunge con una breve
ma ripida salita. Qui degni di nota sono la cattedrale
di Santa Maria Annunziata e Piazza
Giovanni XXIII. Uscendo
da Priverno, in circa 13 km si raggiunge Sezze. Un percorso nella
pianura operosa con case coloniche, centri di attività varie, canali di
raccolta acque, strade di traffico mentre seguiamo piacevoli stradelli
di campagna sul fondo dell’amplissima valle. A metà percorso si ha
dapprima una salita su una strada provinciale e presto
una mulattiera, prima comoda poi disagevole per essere stata a
lungo abbandonata. Questa porta ad un gruppo di case isolate, aggirando
le quali si arriva ad una carreggiata che scorre attorno al monte Trevi;
la carreggiata diventa
mulattiera e presenta una bellissima veduta su tutta la pianura pontina;
sullo sfondo c'è il mare ed il promontorio del Circeo. Quasi spiace che
ben presto si arrivi alla località Sedia di Papa ai bordi dalla
cittadina. Sezze
è l’antica Setia fondata
dai Romani in pieno territorio volsco nel 382 a.C. La città natale di
S. Carlo conserva tracce del dominio romano nelle mura poligonali; meritano menzione anche la Fontana dei Leoni e la Cattedrale
di Santa Maria. Seconda
tappa (26 km): Sezze
(319
m. slm) – Sermoneta (257 m. slm) Un tratto decisamente di montagna, anche se non difficile, conduce da Sezze a Bassiano in 15 km. Si scende alla
Strada Vecchia per poi risalire dapprima in zona urbanizzata e poi su una stradina di montagna. Alle spalle abbiamo una splendida veduta del paese ed al lato sinistro la pianura pontina. La stradina diventa un’erta mulattiera pietrosa, che dopo un ovile permette l’ingresso in una bellissima valle di montagna, ampia, con pochi coltivi ma con molti e diversi animali al pascolo. Una sola casa sorveglia la spianata e si respira un’aria di alta montagna. Uscendo
dal paese con una larga strada quasi piana, a circa 3 km dall’abitato
(in contrada Selvascura) si incontra il Santuario
del SS Crocifisso con pitture rupestri, forse il luogo di più
intensa spiritualità di tutto l’itinerario. Da qui si entra nel bosco
retrostante molto fitto di conifere e con qualche latifoglia. E’ una
mulattiera sassosa continuamente in salita coperta dalla verde foresta
che quasi non fa passare la luce. Quando si raggiunge la sommità
ci si trova su una strada di montagna che dolcemente e comodamente
scende verso Sermoneta
attraversando una bella zona agricola. Centro medioevale tra i più
integri del Lazio meridionale, raccolto all’interno della cinta muraria, dimora dei Caetani dal 1297, la cittadina presenta
numerose ricchezze storico artistiche: il Castello
medioevale, la chiesa di Santa
Maria Assunta con il suo alto campanile romanico. Terza
tappa (16,300 km): Sermoneta
(257
m. slm) – Cori (384 m. slm) Una tappa che mostra le meraviglie della flora locale. Dalla cittadina un erto sentiero pietroso scende al piano e presto si è sulla strada provinciale che porta all’Abbazia di Valvisciolo (edificata tra il 1150 e il 1170), che merita una visita . Si continua sulla Provinciale Norbana per circa 600 metri fino ad imboccare sulla destra dei gradoni in pietra che conducono al centro urbano di Norma (410 m. slm). Da qui è d’obbligo la visita ai vicini Giardini dell’Oasi di Ninfa, patrimonio dell’umanità che resterà a lungo impressa nella mente di chi vi arriva. Quarta
tappa (22 km): Cori
(384
m. slm) – Velletri (332 m slm) Tappa
impegnativa, ma molto piacevole per la varietà del percorso. Da Cori si
scende all’antica ferrovia dismessa, lungo cui corre una strada
campestre che comodamente sulla strada asfaltata conduce verso Giulianello
(230 m. slm). In questo piacevole paese si costeggiano le mura, e
poi su un sentiero lungo la siepe di un uliveto, si arriva ad una strada
interpoderale che conduce ad un grande ponte in un boschetto. Da lì si
sale su una collina con ampi e dolci prati dedicati a pascoli. Un bello
spettacolo che conduce al romantico lago
di Giulianello. Si continua su sentieri e attraversando altri prati
e superando un fosso si arriva al territorio di Velletri. L’ambiente
cambia in un territorio costellato di casette, ciascuna con
terreno attorno dedicato in gran parte a vigneti, per arrivare
infine nella zona urbana di Velletri.
La città trae origine dal popolo dei Volsci e nel 338 a. C. fu occupata
dai Romani che la fecero Municipio; è sede vescovile dal V sec. d. C.
Molti sono i beni culturali all’interno del centro storico: nel
percorso che porta dal Palazzo Vescovile a piazza
Garibaldi,
incontriamo il Palazzo del Comune
(che ospita il Museo
Civico Archeologico), la chiesa
di Santa Maria del Trivio e la Torre del Trivio. Quinta
tappa (18 km): Velletri
(332
m slm) – Castel Gandolfo (426 m slm)
Questo
tratto attraversa aree di bosco caratterizzate da diversi livelli di
quota. Dalla
piazza Garibaldi di Velletri si prende via Appia Nord, usciti dal centro urbano si svolta a destra
percorrendo una serie di stradine che, salendo di quota, ci portano
all’ingresso del Parco Regionale dei Castelli Romani. Attraversata una serie di
sentieri, all’interno di un fitto bosco di castagni, si giunge su via
Nemorense. Risalendo
quest’ultima via, si entra nell’incantevole borgo di Nemi
(521 m. slm), la cui struttura urbanistica si è sviluppata durante
il medioevo conservandone ancora oggi l’impronta. Entrati nel centro
urbano, si supera a sinistra la Chiesa
del Crocifisso, si giunge davanti a Palazzo Ruspoli e da lì sul Belvedere, da dove si
gode di uno splendido panorama che ci consente di ammirare il litorale
romano, i resti del Santuario
della dea Diana e il Museo
delle Navi Romane. Dal
belvedere si prende la circumlacuale e da qui a destra un sentiero
segnato dal CAI (nr. 511), immersi nuovamente nei verdi boschi del Parco
Regionale. Il sentiero è quanto mai vario. Il fondo è normalmente
agibile, ma non mancano scomodi tratti su grosse rocce, su argilla o su
fondo di foglie; si incontrano una fonte ed una grotta. Si arriva alla
Via dei Laghi e si cammina paralleli a questa per un tratto, entrando
poi nel bosco fino ad un sentiero di cui si scopre il basolato romano.
Ad un certo punto il sentiero sottopassa la strada Rocca di Papa-Ariccia;
deviando a destra si arriva ad un sentiero alto sul bordo del lago di
Albano/Castel Gandolfo. Di qui si prende a sinistra una delle più belle
passeggiate del Lazio, fiancheggiata da alberi, tra cui a tratti si vede
il lago, mentre sulla sinistra abbiamo il bosco ed interrato c’è un
piccolo acquedotto romano. Alla fine del sentiero si giunge al
Monastero dei Cappuccini,
nel Comune di Albano Laziale. Di qui si prosegue sulla strada asfaltata
che costeggia il lago, raggiungendo Castel
Gandolfo e finendo la tappa in piazza della Libertà, sulla quale si
affaccia il Palazzo Pontificio, sede delle vacanze estive del Papa;
sulla stessa piazza sono anche la chiesa di San Tommaso da
Villanova e la fontana, ambedue opera del Bernini. Sesta
tappa (20 km): Castel
Gandolfo (426
m slm) – Roma (20 m slm)
Quest’ultima
tappa, la più solenne dell’intero percorso, lascia il territorio dei
Castelli Romani per giungere alla Città Eterna percorrendo la Regina
Viarum, la via consolare Appia
Antica. Impossibile non avvertire la suggestione del luogo:
il basolato ancora percepibile ricorda i passi delle legioni, degli
Apostoli, dei pellegrini; gli antichi monumenti ricordano i nomi degli
antichi romani ivi sepolti, resti di grandi edifici ricordano i potenti
della capitale d’Europa, i cipressi che la costeggiano completano il
quadro. Si arriva a famose catacombe e poi all’umile chiesetta detta
del “Quo vadis?” eretta dove Cristo apparve a S. Pietro. Partendo
da piazza della Libertà, si costeggia il centro storico di Castel
Gandolfo avendo sul lato destro una meravigliosa vista sul lago
Albano. Ci si immette in una serie di stradine di campagna che
attraversano il Comune di Marino, fino a giungere su via del Sassone; da
qui, fiancheggiando l’Abbazia
dei Frati Trappisti di Frattocchie, si attraversano le vie
Appia Nuova e Nettunense e si entra nel Parco
Regionale dell’Appia Antica.
Percorrendo
le prime due miglia (XI-X) è possibile rinvenire tracce delle macere
che delimitavano l’area demaniale secondo la sistemazione
ottocentesca, tra rovine di torrette su cisterne e mausolei e ritrovare
lembi di quel paesaggio, qui più rigoglioso, che si inerpica sui colli
con vigne e frutteti sullo sfondo dei più suggestivi panorami del
vulcano laziale. Dal IX miglio (altezza Tomba di Gallieno, comune di
Ciampino) fino al mausoleo di Cecilia Metella ancora oggi una suggestiva
cornice di pini e cipressi connota il paesaggio della via Appia, secondo
quell’assetto di “museo all’aperto” concepito nella metà
dell’ 800 da Luigi Canina. Quello che va da Casal Rotondo a Cecilia
Metella (VI-III miglio) è il tratto più monumentale della strada
caratterizzato su ambedue i lati da un susseguirsi ininterrotto di
edifici sepolcrali di varie tipologie, costruiti con differenti tecniche
edilizie, dall’età repubblicana alla tarda età imperiale. Prima
della Porta San Sebastiano e del bivio con l’Appia Pignatelli si
prende a sinistra l’antica Via delle Sette Chiese e percorrendola si
raggiunge la Basilica di S. Paolo fuori le mura, punto di arrivo
della Via di S. Paolo, da dove lungo gli argini del Tevere si
raggiunge Ponte Vittorio, Via della Conciliazione e la Basilica di S.
Pietro. TAPPE
DELLA VARIANTE “SULLE ORME DEI PAPI" Prima
tappa della variante (14 km): Abbazia
di Fossanova (17
m. slm) – Maenza (358 m. slm)
Partendo
dall’Abbazia di Fossanova, dove abitò e morì San Tommaso D’Aquino nel
1274, si raggiunge Priverno e da qui l’importante sito archeologico
dell’antica Privernum
romana, punto di notevole interesse. Si
prosegue poi alla volta della piccola cittadina di Maenza,
che si raggiunge in 6 km. Un percorso collinare che conduce a circa 400
metri slm (negli ultimi due chilometri il dislivello è di circa 250
metri) dove si erge il suggestivo paese lepino, dominato dall'imponente Castello
baronale dove fu ospite S. Tommaso D’Aquino nei giorni che ne
precedettero la morte. All’interno del borgo si può ammirare la Loggia dei Mercanti o Piazza Coperta dove potevano trovar riparo per
la notte i pellegrini che arrivavano in paese quando già le porte erano
state chiuse. Prima
di giungere a Maenza si può scegliere di deviare in direzione di Roccagorga
(289 m. slm), dominata dall’eremo
di Sant’Erasmo a circa 900 metri slm, un nuovo edificio che
conserva la statua e le reliquie del Santo, costruito accanto ai ruderi
dell’eremo medievale. Seconda
tappa della variante (16,700 km): Maenza
(358
m. slm) – Carpineto Romano (604 m. slm) Una
bella camminata per lo più in fondo valle, in un ambiente naturale
immerso nel verde. Si comincia con la discesa da Maenza (o da
Roccagorga per chi in precedenza ha voluto fare la deviazione) al fondo
valle, si risale poi su un percorso con un fondo molto differenziato:
sentieri, carreggiate, brevi tratti cementati e talvolta anche
asfaltati. Attraversata la statale Carpinetana in corrispondenza del
“Ponte Retara”, si prosegue in un boschetto fino al valico a 700
metri sl.m. per poi scendere per un breve tratto su una larga strada.
Questa continua con un sentiero in discesa che avanzando si allarga e si
consolida man mano che ci si avvicina a Carpineto
Romano. Dal punto di vista naturalistico, Carpineto è un'oasi
naturale di straordinario valore, di origine carbonatica, con un
paesaggio caratterizzato da suggestive doline ed inghiottitoi, con una
vegetazione dominata da splendide formazioni di lecci, faggi, carpini e
castagni, mescolati a formazioni boschive anche rare come il "taxus
baccata". Nel centro storico, sovrastato dal palazzo
degli Aldobrandini, particolarmente suggestiva è la chiesa
di San Michele Arcangelo ai piedi della Torre
Campanaria che ospita un dipinto (Flagellazione) ascrivibile a
Giulio Romano. La città di Carpineto Romano è ricordata per aver dato
i natali a Leone XIII, il pontefice della “Rerum Novarum”. Terzo
tratto della variante (22 km): Carpineto
Romano (604
m. slm) – Segni (668 m. slm) Bellissima
tappa di montagna, impegnativa per il dislivello. Tuttavia la bellezza
dei panorami e l’ambiente “alpino” compensano ampiamente la
fatica. Si gode la vista
delle maggiori cime dei Monti Lepini ma anche il tranquillo ambiente
delle valli popolato da molti animali allo stato brado. Il tratto
iniziale appare impegnativo, poi si ha un lungo percorso in discesa e
sull’ampio piano del fondo valle, che porta prima al Campo di
Montelanico ed oltre al Campo di Segni. Nel
primo Campo, in corrispondenza ad un laghetto/riserva d’acqua, si
prende un sentiero che scende nel bosco fino ad una strada che in un
paio di chilometri porta a Montelanico (297 m. slm). Visitando il paesino ci si trova
circondati da secolari castagneti e sovrastati dal Monte Pruni, sulla
cui cima giacciono i resti di un antico castello, e da cime montuose
quali il Monte Croce, il Monte Lupone, il Monte Capreo ed il Monte
Semprevisa (1.500 mt.). Entrando nel paese si scorge la
Fontana dei Putti di E.
Biondi in piazza Vittorio Emanuele, sulla quale si erge la chiesa
di San Pietro Apostolo situata nel punto dove anticamente si apriva
la porta principale del castello. Uscendo dal paese e raggiungendo il
torrente Rio, prima di inoltrarsi all’ombra di piante secolari in
direzione dell’antica Signia
(oggi Segni) si scorge la chiesa
di Santa Maria del Soccorso. Proseguendo
si arriva all’ampia distesa del Campo di Segni.
Poi un bel sentiero roccioso molto panoramico porta alla cittadina che,
situata a ridosso del Monte Pianillo, si affaccia e domina la Valle del
Sacco. Ricca
di tradizione e storia, vanta testimonianze archeologiche e storiche che
meritano attenzione: al
periodo romano risalgono le poderose mura
poligonali che cingono l’Acropoli, maestosa nella sua struttura è
la Porta Saracena della fine
del V secolo a.C., degna di nota è la chiesa
di San Pietro del XIII secolo, che sorge dove un tempo era il tempio
romano e nei pressi della quale è una grande cisterna
romana databile al III sec. a.C.. Durante il pontificato itinerante
Segni fu spesso sede papale sotto i pontefici Eugenio III, Lucio III e
Alessandro III: quest’ultimo durante il suo soggiorno nella cittadina
lepina canonizzò il martire inglese Tomas Beckett, arcivescovo di
Canterbury (anno 1173). Quarto
tratto della variante (22 km): Segni
(668
m. slm) – Artena (420 m. slm)
Da
Segni si risale l’erto sentiero di montagna per raggiungere il Campo
di Segni e scorrendolo tutto, si entra in un bosco dove un sentiero
stretto ma ben marcato fa godere la
bellezza del luogo. Si arriva alla strada provinciale che conduce
a Rocca Massima (790 m. slm),
la più alta cittadina dei monti Lepini, arroccata su un promontorio
roccioso che domina con un superbo panorama la pianura sottostante. Il
suo centro di origine medioevale è caratterizzato da un'architettura
elegante e accurata; degna di nota è la chiesa
di San Michele Arcangelo che ospita ogni anno il festival
organistico. Dal
centro storico di Rocca Massima si scende attraverso un tratto di
territorio coltivato e ricco di castagneti, risalendo poi lungo una
strada cementata si prosegue verso terreni a pascolo. Raggiunta la
sella, si scende verso “Serrone delle Conche” con qualche arbusto di
troppo e si raggiunge Artena.
Il centro storico, abbarbicato alla roccia sulla quale sorge, e' famoso
per il pregevole patrimonio architettonico ed archeologico, per le rampe
ed i vicoli stretti e percorribili ancora oggi solo a piedi o a dorso di
mulo. L’Acropoli volsca, conosciuta con il nome di “Piano della
Civita”, conserva notevoli resti di mura poligonali ciclopiche della
città preromana. Nel Medioevo fu soggetta al dominio di varie famiglie,
tra cui i Colonna, gli Orsini
e i Borghese. Uno di fronte all’altro, in piazza della Vittoria, si
ergono il palazzo Borghese e
il Palazzetto del Governatore
opere del Vesanzio tra il XVI e XVII sec. Nelle vicinanze è possibile
visitare la chiesa del Rosario
situata all’inizio del borgo medievale e quella di San
Francesco. Quinto
tratto della variante (21 km): Artena
(420
m. slm) – Velletri (332 m slm) La
tappa presenta una certa varietà di paesaggio e di dislivello
altimetrico. Partendo dal centro storico di Artena, si attraversa un
tratto impegnativo all’interno del Parco Regionale dei Castelli
Romani, nel territorio del Comune di Lariano, fino a giungere
nel centro urbano di Velletri. Lasciato
il paese di Artena si giunge all’area di sosta dell’Ontanese,
nel Parco Regionale. Entrando
nel verde del bosco, salendo di quota, si percorre il sentiero A1 Fonte
Donzelletta/Maschio d’Ariano. Giunti alla Fonte del Turano, si
scende verso la via Lata per
giungere infine a Velletri, rinomata per i suoi vigneti. La
città trae origine dal popolo dei Volsci e nel 338 a. C. fu occupata
dai Romani che la fecero Municipio; è sede vescovile dal V sec. d. C.
Molti sono i beni culturali all’interno del centro storico: nel
percorso che porta dal Palazzo
Vescovile a piazza Garibaldi,
incontriamo il Palazzo del Comune (che ospita il Museo Civico Archeologico), la chiesa
di Santa Maria del Trivio e la Torre
del Trivio. Da
Velletri il cammino prosegue verso Roma percorrendo la quinta tappa (Velletri
– Castel Gandolfo) e la sesta tappa (Castel Gandolfo – Roma) del
percorso principale. Testo
a cura di Elena Spagnoletti, Alberto
Alberti, Roberto Libera, Ilaria Ciocca e Caterina Rossetti. |