15 luglio 2011 Piazza San Lorenzo Fausto Bertinoti a Sezze per un dibattito su Giordano Bruno
Giordano
Bruno, al secolo Filippo Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio
1600), fu un filosofo, scrittore e frate domenicano italiano.
Tra i punti chiave
della sua concezione filosofica, che fondeva materialismo antico,
averroismo, lullismo, neoplatonismo, arti mnemoniche, influssi ebraici e
cabalistici, la pluralità dei mondi, l'unità della sostanza, l'infinità
dell'universo ed il rifiuto della transustanziazione. Con notevoli
prestiti da Nicola Cusano, Giordano Bruno elabora una nuova teologia
dove Dio è intelletto creatore e ordinatore di tutto ciò che è in
natura, ma egli è nello stesso tempo Natura stessa divinizzata, in
un'inscindibile unità panteistica di pensiero e materia. Per queste
convinzioni, giudicate eretiche, fu condannato al rogo dall'Inquisizione
della Chiesa romana.
De
umbris idearum Parigi,
1582 Il De umbris idearum, a cui è annessa l'Ars memoriae e di cui è l'introduzione teorica, è un'ampia analisi sulla conoscenza umana e sul valore della filosofia, alla luce della nuova cosmologia nolana. Attraverso due serie di trenta riflessioni - intitolate, rispettivamente, triginta intentiones umbrarum e triginta concepta idearum - viene delineata la "filosofia dell'ombra", ovvero il riconoscimento dello statuto "umbratile" del sapere e della condizione umana. Quella dell'ombra è dunque una metafora suggestiva per descrivere i limiti e le risorse dell'esperienza umana nei confronti della natura universale e della divinità che si cela e si manifesta dietro di essa: proprio come l'ombra fisica, infatti, l'esperienza del mondo è considerata filtro e mediazione rispetto alla visione intellettiva della luce-verità e perciò ne tratteggia i contorni in maniera approssimativa e indefinita. La natura, infatti, è per Bruno espressione e immagine di Dio - che ne è l'essenza intrinseca - e come tale la conoscenza non è in grado di rivelare, secondo la concezione neoplatonica, un'immagine della divinità, bensì l'immagine della sua proiezione ed esplicazione nella realtà: dunque le idee dell'uomo non sono riflessi delle idee divine, ma riflessi della loro "proiezione" nel sostrato naturale e, quindi, non a loro volta idee, ma "ombre delle idee" parziali e confuse. All'ombra di questa prospettiva filosofica, la proposta dell'arte della memoria di Bruno è pertanto quella di adottare, in prima persona, un metodo di analisi ed elaborazione del sapere che sappia raccogliere in sintesi la complessità frammentaria del reale, che possa farci acquisire una visione quanto più efficace dell'infinito, portandoci dalla dispersiva condizione "dell'ombra della morte" alla superiore visione "dell'ombra della luce", ovvero all'intuizione dell'impronta unitaria che sostiene e fonda il tutto. |